VeChain: Tutto quello che devi sapere su VET

VeChain è una moneta crittografica che mira a ottimizzare la cosiddetta “supply chain” (ovvero la gestione delle catene di distribuzione), certificandone controllo logistico e autenticità dei prodotti. È deputata a facilitare il flusso trasparente di informazioni.

Il progetto risulta utilizzato da qualche anno da svariate aziende del settore agroalimentare, dei beni di lusso e delle organizzazioni governative. Consente agli utenti di monitorare i prodotti per garantire l’autenticità e il controllo di qualità.

Cenni storici su VeChain

VeChain (abbreviazione: VET) è stata fondata nel 2015 da Sunny Lu, ex CIO di Louis Vuitton China. Inizialmente è stato pensato come strumento a supporto di Bitse, una blockchain cinese preesistente con sede a Singapore. Inizialmente, il token VEN funzionava sulla blockchain di Ethereum, per poi passare alla propria blockchain nel 2018.  Come parte del rebrand, la blockchain VEN è diventata in quella occasione la blockchain VeChainThor (VET).

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Sunny Lu

Quali sono gli obiettivi di VeChain?

Come accennato inizialmente, gli obiettivi di VeChain (peraltro ben descritti all’interno del whitepaper) trovano un impiego prevalente nel settore dell’approvvigionamento, formando una catena distributiva che renda i dati fruibili e trasparenti.

Simile alla blockchain di Bitcoin, anche VeChain utilizza transazioni peer-to-peer. 

Supponiamo di comprare un prodotto online, magari un capo di abbigliamento: se il processo produttivo è stato affiancato da VeChain, il capo di abbigliamento avrà un codice numerico controllabile tramite la piattaforma di VeChain, che ci viene in aiuto in primis per verificare qualità, autenticità e peculiarità del prodotto, per poi darci la possibilità di monitorare dall’inizio alla fine la procedura di consegna, dal produttore al cliente finale. Non sono possibili contraffazioni e manomissioni: ci arriverà esattamente il prodotto originariamente scelto.

Questo fa sì che svariate industrie non accusino perdite per colpa di falsificazioni o gestioni errate delle distribuzioni.

Vi sono, nel mondo, aziende molto quotate che usano VeChain o VeChain Thor: anche Amazon, per certi utilizzi, se ne serve.

Più in generale, per la natura dell’asset, VeChain trova impiego nei settori mercelogici della distribuzione di bevande, della moda, delle auto, della vendita al dettaglio, dell’agricoltura e della logistica.

Grazie a VeChain, le filiere produttive non temono più interruzioni e alterazioni.

Come funziona VeChain?

Dovendo assicurare l’autenticità dei prodotti che disponibili sulla propria piattaforma, VeChain utilizza una blockchain che attribuisce ad ogni prodotto sul database la cosiddetta “VID” (ovvero una sorta di codice univoco). Così facendo, ogni prodotto è contrassegnato da un codice (distinguibile tramite un QR Code o altro elemento distintivo, come un chip NFC oppure un tag di identificazione tramite frequenza radio) che lo collega alla “catena di blocchi” che ne monitora i vari passaggi e li certifica. L’assegnazione della VID (acronimo di “VeChain Identity”) viene fatta dai produttori stessi dei beni, a monte della produzione, di modo da poter evidenziare ogni eventuale alterazione nel processo distributivo.

Inoltre, la blockchain di VeChain, oltre a digitalizzare gli asset dei vari prodotti, supporta anche l’utilizzo di Smart Contracts per meglio ottimizzare il rapporto con i clienti.

Come per altri token, l’integrità della blockchain di VeChain è garantita dai nodi di rete. Questi ultimi possono venire controllati dalle aziende partecipanti all’ecosistema crittografico.

Quali sono le caratteristiche di VeChain?

VeChain è una blockchain che funziona con due diverse monete: la prima è il VeChain Token (VET) e il secondo è Thor Power (THOR). Quest’ ultimo –come già accennato – è sorto di recente figlio di un rebranding dell’ azienda noto come “blockchain VeChain Thor”. Questo nuovo nome viene fornito con un servizio più innovativo, che comprende una piattaforma per Dapps, simile a Ethereum e altre piattaforme.

Il primo (VET) in sostanza è il token che gli utenti devono spendere per gestire la piattaforma sulle loro rispettive applicazioni decentralizzate, mentre THOR è l’ unità che funge da mezzo di pagamento per eseguire gli smart contracts. THOR, in un certo senso, ricorda abbastanza il GAS di Ethereum.

Il funzionamento della piattaforma si basa – come abbiamo detto – su nodi che elaborano tutte le transazioni e facilitano il flusso di informazioni.

Per ricompensare i gestori dei cosiddetti “Masternode” dedicati, VeChain Thor nomina i nodi proporzionalmente all’impegno profuso, attribuendone cioè un nome diverso.

Alcuni di essi sono:

  • Strength Nodes – è necessario mantenere almeno 10.000 VET per un minimo di 10 giorni.
  • Thunder Nodes – è necessario tenere almeno 50.000 VET per un minimo di 20 giorni.
  • Mjolnir Masternodes – dovete mantenere almeno 150.000 VET per un minimo di 30 giorni.
  • Thurdheim Masternodes – a partire dal 21 dicembre 2017 è necessario avere almeno 250.000 VET.

Nodi che ovviamente sono ricompensati in THOR a seconda della loro reputazione.

Proof-Of-Authority: modello di consenso di VET

VeChain funziona su un modello di consenso denominato Proof of Authority (PoA) il quale richiede che i nodi siano autorizzati prima che possano partecipare al consenso della blockchain. Una volta che un nodo viene autorizzato, si unisce ad un pool di altri nodi autorizzati ognuno con le stesse possibilità di pubblicare nuovi blocchi e ricevere la block reward. Con questo sistema i nodi più ricchi non hanno vantaggi e non è necessario che i nodi competano tra loro utilizzando grandi quantità di risorse.

Il sistema PoA offre anche un utilizzo efficiente della larghezza di banda, che porta ad un throughput più elevato per la rete. Ciò equivale a un numero maggiore di transazioni al secondo ed aumenta la scalabilità della rete.

Sebbene PoA abbia evidenti vantaggi e la blockchain VeChainThor continui a funzionare in modo efficiente e sicuro, ci sono diverse limitazioni di questo metodo di consenso. Una di queste limitazioni è l’incapacità di impedire a un nodo di manipolare l’intero sistema quando ottiene il diritto di aggiungere un nuovo blocco.

Ci sono vari modi in cui la blockchain può tracciare qualsiasi comportamento scorretto ed usarlo come prova contro il nodo stesso in un secondo momento. Il “PoA” dà solo una garanzia probabilistica che le transazioni sono sicure. Ciò potrebbe lasciare la rete vulnerabile al partizionamento di rete su larga scala.

A causa di queste limitazioni, la Fondazione VeChain sta lavorando alla prossima generazione di Proof of Authority, chiamata PoA 2.0. Questa nuova versione di PoA darà alla rete la stabilità e la sicurezza necessarie per supportare il crescente numero di casi d’uso aziendali on-chain. 

Governance in VeChain

Recentemente VeChain ha anche aggiornato il proprio modello di governance per soddisfare le esigenze di grandi imprese, autorità di regolamentazione e governi, mantenendo la sua capacità di scalare. Il nuovo sistema è stato rilasciato lo scorso 11 novembre 2019 ed offre a VeChain un modello di governance flessibile che consentirà rapidi cambiamenti ogniqualvolta si rendano necessari.

Inoltre VeChain ha anche introdotto la piattaforma VeVote come modo per aumentare la trasparenza della governance. VeVote è una piattaforma di voto decentralizzata.

Il VeChain Hack

Nel dicembre 2019 VeChain ha subito un attacco che ha visto 1,1 miliardi di token VET all’epoca del valore di 6,5 milioni di dollari letteralmente prelevati dal portafoglio della VeChain Foundation. Ciò è avvenuto il 13 dicembre ed è stato immediatamente reso noto dalla Fondazione, che è intervenuta per indagare sull’insolita transazione.

È stata controllata la sicurezza degli altri portafogli ed informati gli exchange per cercare di mitigare i danni all’ecosistema. Alla fine si è scoperto che l’hack è stato reso possibile da un errore umano e dalla cattiva gestione di una chiave privata da parte di un membro dello staff della Fondazione VeChain.

È stato creato uno strumento per tenere traccia dei fondi rubati ed inserire in una sorta di lista nera gli indirizzi che li detengono. 469 indirizzi contenenti 737 milioni di token VET sono stati scoperti e bloccati dai nodi dell’autorità VeChain, impedendo all’hacker di spostare, scambiare o spendere i relativi token.

È stata votata dai membri della comunità la possibilità di bruciare i token sottratti in tale maniera, così da togliere questi token dalla circolazione e scoraggiare efficacemente eventuali futuri tentativi di hacking simili.

La community ha risposto molto positivamente ai passi compiuti da VeChain per contenere l’hack e garantire la sicurezza della blockchain e degli asset. Tuttavia, alcuni hanno espresso preoccupazione per la natura ovviamente centralizzata del progetto ed il potenziale di collusione tra i nodi anonimi.

Sviluppo e roadmap di VeChain

Non c’è dubbio che il team VeChain sia stato attivo nella creazione di partnership e nel lancio di aggiornamenti, ma quanto di questo lavoro è stato trasposto effettivamente in migliorie del codice crittografico?

VeChain è un progetto open source, e potrebbe avere senso entrare nei loro repository di codice pubblico per scoprirlo. 

L’attività di commit in GitHub su due dei repo più attivi nell’ultimo anno è piuttosto bassa, o comunque al di sotto della media rispetto ad altri progetti visibili su GitHub.

Guardando al futuro, ci sono in effetti un bel po’ di cose delle quali prendersi cura. Sebbene non sia stata definita una roadmap ufficiale, si possono raccogliere alcune informazioni da questo post del blog.

Gli sviluppatori stanno lavorando attivamente sull’interoperabilità cross-chain di VeChain, la quale potrebbe senza dubbio aumentare l’adozione del progetto.

Sono inoltre in corso ulteriori studi sull’eventuale implementazione di transazioni anonime, e ciò potrà avvenire attraverso l’uso della tecnologia Bulletproof che è già stata resa popolare da grandi blockchain del calibro di Monero.

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