Il “Vintage Mining”: Come minare Bitcoin con il Commodore 64

Sembra un ossimoro ma non lo è: fare mining di Bitcoin con un Commodore 64 è davvero possibile.

Siamo abituati a pensare che tutto quello che riguarda le criptovalute sia estremamente complesso, moderno, tecnologico, quasi avveniristico e futuristico: è tutto ovviamente corretto.

La tecnologia blockchain che sta alla base delle criptovalute e degli NFT è assolutamente complessa: si tratta infatti di un insieme di tecnologie diverse che permettono di creare un registro strutturato come una rete di nodi e blocchi che permettono di eseguire transazioni digitali, smaterializzando le operazioni in toto. Inoltre, come è ormai noto a tutti, la blockchain e le criptovalute in generale, sono totalmente tracciabili poiché il database contenente le transazioni permette la consultazione a chiunque senza però che sia necessario fornire le proprie generalità per eseguire operazioni con la criptomoneta. Si tratta di una rete open source, difatti, basata sul peer-to-peer, che sfrutta dunque i dispositivi degli utenti coinvolti.

Quindi, tecnologie all’avanguardia, privacy assoluta, sicurezza e dispositivi di ultima generazione: sintetizzando al massimo sono questi i principi generali che stano alla base del mondo cripto.

Come è possibile, dunque, inserire un Commodore 64 in questo scenario?

Cosa vuol dire “minare Bitcoin”?

Per rispondere a questa domanda è utile dare prima una ripassata al processo che sta alla base del mining, ossia il procedimento che consente di estrarre Bitcoin. Ogni operazione eseguita utilizzando la tecnologia blockchain e le criptovalute è tracciata e protetta da crittografia: i miners (gergo coniato per indicare gli utenti che mettono le loro risorse a disposizione della decifrazione della crittografica, risolvendo equazioni matematiche estremamente complicate) tramite potenti computer devono decifrare il codice che protegge la transazione, affinché quest’ultima venga confermata e convalidata.

Ovviamente per i miners è prevista una ricompensa: per ogni chiave di codifica risolta, ottengono in cambio dei Bitcoin. Per dare un’idea della difficoltà del processo, basti pensare che il valore della ricompensa è ad oggi pari a 6.25 Bitcoin per ogni blocco decifrato.

Le operazioni di estrazione di Bitcoin sono molto complesse e lunghe, come abbiamo appena visto, richiedono un grande dispendio di energia elettrica e risorse tecnologiche moderne ed efficienti: alla luce di questo risulta ancora più difficile credere che tutto questo sia stato possibile grazie ad un semplice Commodore 64. Invece, non solo è possibile, ma è anche stato dimostrato in questi giorni in modo pratico.

Come minare Bitcoin con COMMODORE 64 e GAME BOY

A dimostrare la fattibilità di questa operazione ci ha pensato un programmatore, uno Youtuber di nome Robin Harbron che nel suo canale, 8-Bit Show and Tell, illustra in modo chiaro e dettagliato ogni step del processo. Partendo dal suo vecchio Commodore 64 del 1982 e dal programma C64 Bitcoin Miner, Harbron è riuscito a potenziare l’output del pc attraverso tecniche diverse. Pur avendo aumentato la potenza e le capacità del Commodore, l’hash rate ottenuto (cioè la velocità di calcolo) è di 0.2 hash al secondo: se consideriamo che un hash corrisponde alla metà dei dati sufficienti a creare un Bitcoin, vien da sé che il risultato ottenuto non sia incoraggiante.

I risultati dei miners che utilizzano strumenti molto più tecnologici e potenti è di mille miliardi di hash al secondo. Secondo lo youtuber, il risultato si potrebbe migliorare fino a dieci volte, utilizzando il linguaggio macchina e non il linguaggio C come invece è stato fatto, fermo restando che siamo anni luce lontani dai risultati profittevoli, anche solo considerando le incredibili spese per l’energia elettrica necessaria.

Ovviamente lo scopo dell’esperimento non era certo quello di ricavare profitto dall’operazione, ma di dimostrarne la fattibilità con tecniche obsolete.

Harbron non è stato il solo a fare tentativi di questo tipo con macchine vintage: un altro youtuber, Stacksmashing, ha provato a minare Bitcoin usando un Game Boy del 1989 ottenendo come risultato un hash rate di 0.8 hash al secondo, più di quanto ottenuto con Commodore. Ovviamente è stato necessario modificare la console poiché Game Boy non possiede la possibilità di connettersi a Internet: per fare questo Stacksmashing ha usufruito di un Raspberry Pi Pico e di un cavo di connessione tramite la porta usata per la modalità multiplayer.

Anche in questo caso è stato un esperimento di puro divertimento, anche perché il chip usato come collegamento tra Game Boy e rete è in realtà più potente della console stessa.

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