Ambiente: l’impatto di Bitcoin

La sete di energia di Bitcoin è cosa ben nota e documentata. Le stime attuali indicano che l’industria del mining globale di Bitcoin consuma all’incirca 7,64 GW, equivalenti a circa 64 terawattora di consumo energetico, ossia la produzione di sette centrali nucleari. Non esattamente un impatto trascurabile sull’ambiente.

Questo ha dato adito a numerose critiche dei movimento eco-friendly contro la principale criptovaluta del mercato, viceversa, i cosiddetti “massimalisti di Bitcoin” affermano che l’effetto potrebbe effettivamente essere quello di migliorare l’ambiente, generando un’allocazione più efficiente delle risorse.

Esperti del calibro di Nic Carter, Andreas Antonopoulos e Dan Held hanno tutti sostenuto l’idea che Bitcoin possa divenire “una super merce” che “trasmuta l’elettricità in vero e proprio oro digitale” immagazzinando energia rinnovabile che altrimenti sprecata per sempre.

L’idea di una “valuta energetica” crittografica è un’idea legittima o solo il sogno irrealizzabile di qualche massimalista di Bitcoin?

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La teoria delle energie rinnovabili sprecate

Non è un’idea esattamente nuova: quasi cento anni fa, Henry Ford scrisse al New York Times proponendo di costruire una centrale idroelettrica sul fiume Tennessee e di sostituire l’oro con una valuta basata sulla “ricchezza naturale imperitura del mondo“. Egli sperava che ciò non solo avrebbe creato una base più sostenibile per l’economia, ma avrebbe anche “posto fine a tutte le guerre“. 

Come settore, il mining di Bitcoin è oggi decisamente unico, in quanto è geograficamente indipendente: i minatori possono scegliere la loro posizione in base al costo più basso dell’elettricità. L’elettricità proviene spesso da fonti rinnovabili -energia idroelettrica, calore geotermico e gas naturale- che altrimenti andrebbero sprecate, a causa della scarsa pianificazione centrale che le lascerebbe scollegate dalle reti di distribuzione.

Potrebbe ad esempio esserci una centrale da 50 megawatt in funzione fuori da un villaggio con solo 15 megawatt di domanda, o una centrale idroelettrica che non ha un posto dove inviare la propria elettricità una volta che le luci della città vicina vengono spente. Inoltre, poiché l’elettricità è poco pratica ed altresì costosa da trasportare sulle lunghe distanze, essa non può essere facilmente trasmessa alla effettiva fonte di domanda più prossima. 

Un rapporto di CoinShares ha innanzitutto affermato che l’estrazione di Bitcoin potrebbe preservare l’energia in eccesso trasformandola in una riserva di valore alternativa. È un concetto simile al modo in cui la fusione dell’alluminio è stata già utilizzata in Islanda: il minerale viene spedito, fuso utilizzando un’abbondante energia rinnovabile, e quindi reinviato fuori, così da esportare efficacemente energia senza la necessità di far passare un enorme cavo elettrico sotto il mare dall’Islanda all’Europa.

Senza (alluminio o) Bitcoin che assorbe l’energia in eccesso dalle fonti rinnovabili in località remote, le stesse rimarrebbero inutilizzate. Pertanto, secondo il citato rapporto, Bitcoin può avere un impatto ambientale positivo immagazzinando energie rinnovabili altrimenti perse fungendo come una sorta di incorporatore di energia, proprio come le piante convertono la luce solare in combustibile attraverso la fotosintesi.

Convertendo l’energia in monete che possono poi essere risparmiate ed utilizzate per acquistare beni e servizi in un secondo momento, il dilemma affrontato dalle soluzioni eoliche, solari ed idroelettriche remote in tutto il mondo viene – teoricamente – risolto. La rete energetica globale “libera beni bloccati e ne rende vitali di nuovi“, come ha scritto Carter in un post sul suo blog. Egli aggiunge: “Immagina una mappa topografica 3D del mondo con gli hotspot energetici economici più bassi e l’energia costosa più alta. Immagina che l’estrazione di Bitcoin sia simile a un bicchiere d’acqua versato sulla superficie, che si infiltra esattamente negli angoli e nelle fessure levigandola” 

Nel peggiore dei casi, questo trasformere Bitcoin da un disastro ambientale in un vero e proprio sussidio ambientale. Invece, nella migliore delle ipotesi, porterebbe ad un decentramento della produzione energetica, che Antonopoulos afferma essere “uno degli obiettivi più importanti nella storia dell’umanità“.

Redistribuzione energetica

Diversi progetti mirano a trasformare il concetto di redistribuzione energetica in realtà.

Il progetto Golden Goose in Paraguay mira a scremare l’elettricità in eccesso dalla centrale idroelettrica più potente del mondo sul fiume Itaipu per riutilizzarla nell’estrazione di Bitcoin. Alla stessa maniera, Soluna mira a testare la medesima ipotesi in una remota località marocchina tra il Sahara occidentale e l’Oceano Atlantico. 

In queste località desertiche, lontano dalle reti di distribuzione energetica, Soluna sta progettando un parco eolico che combina in sè un’operazione di mining di Bitcoin prevedendo di utilizzare il mining a scopo di lucro, e così trasferire gradualmente nel tempo potere d’acquisto all’economia locale man mano che le reti di trasmissione vengono predisposte. 

[L’estrazione di Bitcoin] cambia la proposta economica della produzione di energia“, ha detto Michael Toporek, socio accomandatario di Brookstone, una società di private equity che sostiene Soluna. “In qualità di produttori di energia, abbiamo quindi molta flessibilità. Possiamo vendere la nostra energia o consumarla in loco con i nostri data center“.

Proposte economiche in funzione di un ambiente sostenibile

Realizzare la visione del green new deal di Bitcoin, sembra essere più difficile a farsi che a dirsi. 

Per ora, la Golden Goose in Paraguay non ha ancora deposto il proprio uovo d’oro ed il relativo progetto è ancora in fase di pianificazione, con alcuni video promozionali che promettono di migliorare il mondo utilizzando l’energia rinnovabile. Max Fiege, che si occupa di Bitcoin e blockchain presso Signum Growth Capital nella veste di direttore, suggerisce che ciò è dovuto al fatto che il mining di Bitcoin non rappresenta “realisticamente” un sussidio per l’energia rinnovabile.

Fiege ha dichiarato che le priorità dei miner di Bitcoin e degli sviluppatori di energie rinnovabili non sono precisamente allineate. I miner di Bitcoin preferiscono avere accesso all’energia 24 ore su 24, 7 giorni su 7 per recuperare rapidamente il loro investimento effettuato in costosissimi hardware ASIC, in un mercato Bitcoin altamente volatile che è caratterizzato dall’opportunità di “abbandonare la nave” ed al bisogno migrare rapidamente la propria operatività altrove, dove fonti di elettricità più economiche si rendono disponibili. I finanziatori che investono nello sviluppo delle energie rinnovabili, d’altra parte, hanno storicamente sottoscritto sviluppi con accordi di acquisto di energia a lungo termine della durata di 10-30 anni.

“Mi è sempre apparso improbabile che un minatore si impegnasse per la lunga costruzione di una risorsa rinnovabile, e che un finanziere accettasse i ricavi del mining di Bitcoin come abbastanza stabili da sostenere un accordo, o che le comunità fossero mai state d’accordo a stendere un tappeto rosso per una mining farm che poteva alzarsi ed andarsene facilmente quando situazioni migliori si fossero presentate altrove ” sostiene Fiege.

A simili conclusioni è giunto il professore di geografia Nick Lally , il quale ha sostenuto in un suo studio del 2019 che l’industria mineraria di Bitcoin spesso “funziona come una sorta di relazione parassitaria con l’infrastruttura esistente, non riuscendo a contribuire alla sua costruzione o manutenzione“.

Bitcoin: un corpo estraneo al settore energetico?

Se è pur vero che l’idea di una partnership mineraria tra Bitcoin e le fonti di energia rinnovabile è una narrativa accattivante, nella pratica, sembra che Bitcoin non sia in grado di distinguere l’energia pulita dalle fonti tradizionali non rinnovabili. 

Con la posa di più linee di trasmissione a lunga distanza, si prevede che il petrolio ed il gas nordamericano saranno la prossima fonte di energia elettrica più economica disponibile sul mercato. I minatori di Bitcoin offrono ai produttori di petrolio la prospettiva allettante di ridurre le loro emissioni e fare soldi allocando il gas che verrebbe viceversa bruciato. In questo modo, lo scrittore della newsletter di Bitcoin Marty Bent ha dichiarato che il mining di Bitcoin “fornisce un incentivo ad essere maggiormente efficienti” in tema di fonti non rinnovabili. 

Quanto esposto è già in corso di sperimentazione in alcune località dello Stato di New York, Greenidge Generation sta infatti già utilizzando l’elettricità in eccesso per estrarre Bitcoin, mentre Crusoe Energy Systems, con sede a Denver, sta utilizzando gas naturale in eccesso per minare Bitcoin nei siti di perforazione di gas scisto negli Stati Uniti, e secondo quanto riferito collabora con la multinazionale del petrolio Equinor.

Considerazioni conclusive sul binomio Bitcoin / ambiente

Anche se i predetti meccanismi di flessibilità trasformano l’estrazione di Bitcoin in un sussidio efficace, tuttavia, essi dovranno comunque fare i conti con i rapidi progressi nella tecnologia delle batterie “grid-scale”. Per capire se l’estrazione di Bitcoin avrà successo nel divenire un sussidio ambientale per le forme di energia rinnovabili, abbiamo bisogno di vedere quale sarà lo sviluppo dei termini di finanziamento che verranno adottati per efficientare le fonti rinnovabili che agiranno in tandem con le mining farm di Bitcoin. 

Ciò potrebbe essere coadiuvato dallo sviluppo di futures su Bitcoin sull’hashrate da società quali BitOoda e FTX, che consentirebbe alle operazioni di mining di rendere più prevedibile i flussi di cassa operando dei blocchi sui prezzi futuri, e nuovi termini di merchant banking che consentirebbero ai minatori di vendere la propria produzione energetica direttamente sul mercato.

In definitiva, va evidenziato che mentre l’estrazione di Bitcoin potrebbe aiutare le compagnie petrolifere e del gas a comportarsi in modo più efficiente, non può “ripulire” completamente un settore che è notoriamente dannoso per l’ambiente. Rimane –per questioni politiche- difficile che il supporto di una rete peer-to-peer utile ad efficientare la produzione di energia elettrica mediante il mining di Bitcoin avrà mai la precedenza sulle tradizionali richieste di fornitura elettrica di un mercato non allineato alle esigenze ambientali.

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