Anche Spotify sbarca nel mondo dei pagamenti elettronici

Spotify, ormai la conosciamo, è una azienda di streaming musicale online di enorme successo. Fondata nel 2008 in Svezia, ha centinaia di milioni di utenti attivi in giro per il mondo, nonché un fatturato annuale da miliardi di dollari. Fornisce servizi di streaming musicale sia gratuiti che a pagamento.

Quello che interessa, da un punto di vista crittografico, è l’interessamento crescente del colosso svedese al mondo delle criptovalute: prima, come abbiamo visto, affiancando Facebook e Mark Zuckerberg nella realizzazione di Diem (il prodotto crittografico che inizialmente si chiamava Libra); poi, con degli annunci di lavoro eloquenti tramite i quali Spotify cerca di assumere persone con grande esperienza nel settore delle criptovalute.

Spotify e Zuckerberg

L’abbiamo visto nello specifico qualche giorno fa: molte aziende che inizialmente avevano affiancato il progetto Libra, anche a seguito delle enormi polemiche politiche scaturite dal progetto di Zuckerberg (ovvero quello di coniare un ecosistema di pagamenti elettronici basato su Facebook) hanno scelto di abbandonare la nave. PayPal e Mastercard, per citare due fra i nomi più blasonati, si sono ad esempio defilati.

Non Spotify, però, che fin dall’inizio ha affiancato Libra Association e oggi ha confermato la sua disponibilità e il suo supporto alla nuova Fondazione Diem.

Oggi, poi, arriva la conferma dell’interesse di Spotify nel mondo dei pagamenti elettronici, grazie ad un annuncio apparso sul sito ufficiale del colosso musicale: si cercano infatti esperti in tecnologia digitale, pagamenti elettronici, blockchain, criptovalute e CBDC (Central Bank Digital Currency).

Tutto fa pensare che i servizi di Spotify, nei prossimi mesi, siano destinati a poter essere pagati anche con Bitcoin o criptovalute in generale, e non si esclude anzi la possibilità che Spotify possa coniare la sua propria cripto moneta.

Annuncio che del resto va a completare un percorso intrapreso già anni fa.

Spotify e la blockchain

Del resto, Spotify e la blockchain non formano un connubio del tutto nuovo.

Nel 2017, ad esempio, Spotify aveva acquistato Mediachain, un’azienda nata nata con l’obiettivo di semplificare la gestione del pagamento delle royalty con l’utilizzo della tecnologia di base Bitcoin. L’acquisizione è stata anche la risposta da parte di Spotify alla crescita di problemi di tipo legale per il pagamento dei diritti a musicisti, alle etichette discografiche e ai produttori, (ovvero per la gestione della filiera complessiva).  

A seguito di quella acquisizione gli sviluppatori di Mediachain sono stati coinvolti con l’intento di costruire una piattaforma di royalty-tracking dedicata all’interno dell’universo Spotify.

Che cos’è Mediachain

Il programma posto alla base di Mediachain è denominato Mediachain Labs, un protocollo open source a livello mondiale per la gestione dei dati nell’industria musicale.

Il team di Mediachain (poi acquisito appunto da Spotify) per effetto dell’accordo raggiunto, aveva come incarico l’obiettivo della gestione di tutte le tematiche transazionali e di remunerazione dei proprietari del copyright nell’ambito della produzione musicale.

Obiettivo che, negli anni, sembra essere stato almeno parzialmente superato.

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