Banche Centrali Asiatiche e criptovalute di Stato (CBDC)

Di recente le Filippine si sono aggiunte alla lunga lista di paesi che manifestano interesse nello sviluppo di una valuta digitale della propria Banca Centrale (acronimo CBDC Central Bank Digital Currency). Secondo quanto riferisce Bloomberg è stato creato un apposito comitato della Banca Centrale filippina che ha lo scopo di studiare questo tipo di valuta digitale.

Benefici di eventuali CBDC

Molti paesi in tutto il mondo stanno lavorando alle cosiddette CBDC, o almeno, stanno valutando se possano essere un passo avanti concreto nelle rispettive economie.

Queste forme centralizzate di valuta digitale ancorate al denaro FIAT controllato dai governi potrebbero effettivamente avere anche dei benefici. La banca centrale olandese ad aprile ha affermato che un CBDC potrebbe fungere ad esempio da backup dei pagamenti effettuati con denaro avente corso legale, senza contare i costi di transazione inferiori e le velocità elevate delle quali godrebbero le singole operazioni di pagamento.

Nonostante abbiano mostrato interesse per la blockchain, le Filippine non sono mai state amichevoli fino ad oggi nei confronti del settore delle criptovalute. Il mese scorso la Commissione per i titoli e gli scambi delle Filippine (una sorta di S.E.C. filippina) ha etichettato le applicazioni decentralizzate che sfruttano la tecnologia di Ethereum come securities non registrate e potenziali schemi Ponzi.

SItuazione in Cina e Giappone

I vicini di Cina e Giappone stanno già correndo verso lo sviluppo delle proprie FIAT digitalizzate, e nel complesso asiatico la Cina è di gran lunga la più avanti nella corsa alla creazione di una propria CBDC

Anche la Banca del Giappone sta andando avanti a pieno regime con le proprie ricerche su una valuta digitale della banca centrale nazionale. Secondo l’Asahi Shimbun, un notiziario giapponese che ha di recente pubblicato un’intervista concessa da Takeshi Kimura (il direttore generale del dipartimento della banca centrale), lo stesso avrebbe affermato che una valuta digitale centrale nazionale è ad oggi una delle priorità assolute per il paese.

Andremo avanti con le discussioni ed aumentando il livello di considerazione attuale anche oltre la mera fase preparatoria“, ha detto Kimura alla testata.

Una CBDC giapponese andrebbe –com’è intuibile- a fungere da vero e proprio “yen digitale”. Secondo la Bank of International Settlement, addirittura l’80% delle banche centrali mondiali sta studiando la materia, anche se per ora solo poche si affidano alla tecnologia fornita dal registro pubblico della blockchain.

Kimura non ha fornito una linea temporale di quando potrebbe richiedere l’implementazione concreta dello yen digitale. E va tenuto presente che i suoi commenti non significano che la Bank of Japan abbia intenzione di farlo nell’immediato. Tuttavia, viene ulteriormente confermato che la ricerca e lo sviluppo stanno progredendo. Kimura ha dichiarato che il suo dipartimento prevede di attingere anche alle conoscenze estraibili dal settore privato.

cbdc img
Bank of Japan

Come dovrebbe essere una CBDC?

Secondo lui infatti una valuta digitale CBDC ben progettata dovrebbe, almeno nella teoria, essere disponibile per tutti ed in qualsiasi momento, anche se si verificasse un’interruzione di corrente totale, per intenderci. Continua affermando che una CBDC probabilmente andrà realmente in circolazione quando le persone smetteranno di usare i contanti. 

La Cina si sta già muovendo verso l’emissione di yuan digitali, quindi vorremmo proporre misure concorrenziali a tali tentativi“, ha recentemente dichiarato a Reuters Norihiro Nakayama, vice ministro parlamentare giapponese a gli affari esteri.

Per ora in risposta a quanto appena visto, la Banca del Giappone ha istituito questo mede una propria divisione dedicata alla Central Bank Digital Currency of Japan, struttura che è andata a sostituire la vecchia squadra che se ne occupava fino a poco prima. La nuova divisione, che è parte della Bank of Japan e guidata da Akio Okuno, trascorrerà intere giornate ad interfacciarsi con la Banca Centrale Europea e la Banca d’Inghilterra, allo scopo di accelerare la ricerca in questo settore.

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