Barclays punta ad acquistare una quota della società cripto Copper

Sappiamo tutti quanto gli organi istituzionali e gli istituti bancari abbiano cercato in tutti i modi di rendere la vita complicata ai possessori di criptovalute e alle aziende legate al mondo degli asset digitali. Non è mai stato un mistero, soprattutto perché la natura stessa di Bitcoin e compagni e spesso in conflitto con quella invece delle banche: per sintetizzare, essenzialmente gli organi bancari sono legati a delle istituzioni a cui devono rendere conto, con regole e gerarchie nette e ben tracciate, in modo da poter garantire un attento controllo sulle valute nazionali; nella posizione esattamente opposta troviamo, dunque, le criptovalute, che dipendono unicamente dall’andamento del libero mercato, non sono soggette ad enti regolatori, ma anzi nascono proprio con l’intento di limitare il controllo esercitato dalle sovrastrutture sulle varie valute a corso legale.

Ecco che, quindi, appare lampante come per le banche gli asset digitali appaiano quasi come un pericolo, soprattutto data l’espansione recente di queste ultime in tutti i settori del quotidiano. Nel momento in cui, però, anche realtà importanti come grandi brand di moda (basti pensare a Gucci e Off White, tanto per citarne un paio), colossi dell’automotive come Tesla, o i marketplace più influenti, hanno iniziato ad aprirsi e a sostenere le nuove monete elettroniche, ecco che si è dimostrato necessario anche per gli istituti bancari iniziare a considerare l’ipotesi di non osteggiarle oltre modo, ma di provare ad integrarle all’interno del loro sistema.

Quando a farlo è un colosso come Barclays, poi, la cosa non passa certo inosservata.

Andiamo a scoprire qualcosa in più su questa novità.

Barclays e le criptovalute: un sodalizio che non accenna a vacillare

Da qualche giorno circola in rete la notizia su un accordo che coinvolge Barclays Bank plc e Copper: si tratta di un investimento molto consistente che la banca si appresta a fare in favore della società di cripto.

Il fatto che una banca così importante con Barclays abbia deciso di aprire le porta ai cripto asset è senza dubbio una svolta importante, anche considerando che Copper vanta tra i propri consulenti anche l’ex Ministro delle Finanze Lord Philip Hammond. Oltre a Barclays pare che vi siano anche altri investitori, ponti a far aumentare la valutazione societaria a tre miliardi di dollari.

Non è comunque il primo contatto che hanno il grande gruppo bancario e le cripto: già nel 2015 Barclays aveva iniziato a sostenere i Bitcoin come metodo di pagamento, pur avendo però vietato ai propri clienti inglesi di utilizzare la propria carta per trasferire fondi su Binance. Neanche con Coinbase i rapporti sono del tutto amichevoli. Resta comunque evidente l’interesse del colosso inglese nei confronti degli asset digitali, che, nonostante il periodo non proprio florido per alcune monete elettroniche, ha deciso comunque di puntare una somma davvero consistente (si parla di milioni di dollari) su Copper e sui suoi servizi di investimento in cripto.

Criptovalute e banche sempre più vicine: non più solo casi isolati

Quello di Barlcays, comunque, non è certo un caso isolato. Infatti, sono già diverse le banche che hanno deciso di avvicinarsi alle criptovalute, approcciandosi di fatto anche ad un nuovo modo di fare finanza e investimenti. In Italia ci ha pensato, ad esempio, Banca Generali, uno degli istituti creditizi di maggior peso nel nostro Paese. La banca di origini triestine ha deciso di far entrare nel proprio gruppo la Conio Inc., una fintech, il cui core business è ovviamente legato a Bitcoin e ad altre monete elettroniche, e ai conseguenti servizi annessi e connessi. Inoltre, Banca Generali ha iniziato anche a distribuire i prodotti di Conio.

Un altro esempio da citare è quello di Fineco, che ha deciso di aprirsi alle cripto per fornire un ulteriore servizio ai propri clienti, sostenendo che la propria reputazione possa fornire agli utenti un ulteriore garanzia circa gli asset digitali, mentre spostandoci all’estero non si può non menzionare BNP Paribas che ha già da tempo compiuto la stessa scelta.

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