Causa Ripple: una sconfitta per SEC?

Abbiamo visto, negli ultimi mesi, come vi sia stata una vera e propria “cyber-telenovela” in cui la SEC americana abbia citato in giudizio i vertici di Ripple, la famosissima criptovaluta, denunciandone presunti inganni fiscali.

Dopo mesi e mesi di dibattiti, però, la questione sembra potersi risolvere a favore di Ripple Labs (la società che rappresenta Ripple).

Una delle sentenze di questi giorni, infatti, recita come la SEC debba fornire la documentazione inerente la propria policy interna: il sospetto, è che l’ente di controllo bancario non solo non avesse alcuna autorità per indagare sul mondo delle criptovalute, ma che anzi non contrastasse le operazioni in Bitcoin e criptovalute neanche tra i propri dipendenti.

E questo, nell’ottica processuale, potrebbe rivelarsi come un colpo del tutto vincente: se tutto fosse dimostrato, infatti, la causa per SEC diverrebbe insostenibile.

La causa di SEC nei confronti di Ripple

Andiamo a riepilogare brevemente cosa fosse successo nei mesi precedenti.

A dicembre 2020, infatti, la SEC – ente federale statunitense preposto al controllo e alla vigilanza della Borsa americana – nell’ultima settimana dell’anno aveva infatti citato in giudizio Ripple, sostenendo che quest’ultima avesse  violato le norme che vietano la vendita di titoli non registrati.

Sotto la lente della SEC vi erano gli 1,3 miliardi di dollari incassati dalla fintech Ripple tramite XRP oltre ai circa 600 milioni di dollari che il CEO Brian Garlinghouse e il cofondatore Christian Larsen si sarebbero assicurati con la vendita dei propri token.

La SEC, nella persona del suo presidente Jay Clayton, riteneva che Ripple dovesse sottostare a tutte le norme valide per i titoli presenti nei mercati finaziari; del resto, la fintech Ripple ha sempre considerato il suo prodotto al pari di una moneta vera e propria, pertanto a molti la rimostranza SEC (che vorrebbe inquadrare XRP nei classici regolamenti di Borsa) durante i primissimi giorni di dibattito sembrata corretta.

A marzo 2021, poi, il tutto sembrava vicino ad una negoziazione, dal momento che l’insediamento di Joe Biden come nuovo Presidente al posto di Donald Trump, e con esso la nomina di altre cariche al posto di quelle pre-esistenti, aveva portato ad una nuova presidenza SEC: Jay Clayton era stato infatti estromesso, e inserito al suo posto il nuovo presidente Gary Gensler, che opera con criteri e autonomie diverse rispetto al predecessore.

Un punto importante per Ripple

Se da un lato la richiesta dei giudici di rendere pubbliche le policy SEC può risultare come una notizia molto positiva per Ripple, il risvolto della medaglia è che la SEC farà di tutto per allungare il più possibile la causa, non avendo di fatto nulla da perdere, cercando di indurre gli avvocati di Ripple ad accettare un qualche genere di compromesso per mettere fine alla causa, magari pagando almeno un tot delle sanzioni inizialmente richieste.

Il primo risvolto relativo a questa querelle è senza dubbio relativo al rinvio di una possibile quotazione in Borsa (non negli Stati Uniti) da parte di Ripple, che allo stato attuale delle cose si allontana dall’orizzonte immediato.

Tuttavia, dall’altro lato, un po’ di chiarezza attorno a Ripple non potrà che avere un impulso rialzista su XRP, magari facendola ulteriormente apprezzare tra gli amanti delle monete elettroniche (che, eccezion fatta per i primissimi giorni post-denuncia SEC, nei fatti hanno sempre creduto in questa moneta).

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