The Currency by Damien Hirst: un progetto basato sugli NFT

In un mondo sempre più digitale, dove al cinema si preferisce lo streaming, dove agli acquisti per negozi si prediligono i marketplace on line, non stupisce che anche l’arte abbia deciso di smaterializzarsi e diventare virtuale. L’arte digitale è un universo estremamente ricco, controverso e caratterizzato di correnti differenti: in questo specifico caso consideriamo l’arte legata alle criptovalute e alla blockchain, la cosiddetta Crypto Art, sviluppatasi nel 2014 e in perpetua evoluzione. I principi fondamentali della Crypto Art sono gli stessi che stanno alla base degli asset digitali, ossia la scarsità e l’autenticità poiché ad ogni opera Crypto viene associato un particolare NFT che funge da carta d’identità dell’opera, da atto di proprietà e da certificato di garanzia, rendendo impossibile la duplicazione o la contraffazione della stessa.

Si tratta di una corrente molto particolare, e non ci sorprende, quindi, che un artista eclettico e rivoluzionario come Damien Hirst abbia deciso di esplorare anche questa possibilità.

Andiamo a scoprire insieme in che modo.

Provocazione o arte? La sfida è stata lanciata dall’artista Damien Hirst al mercato degli NFT

Damien Hirst ha lanciato un’altra delle sue opere d’arte provocatoria. Il celebre artista, noto soprattutto per i suoi teschi ricoperti di diamanti, o per gli animali imbalsamati e immersi in formaldeide, ha deciso di sperimentare anche l’arte digitale. In questo caso specifico, ha pensato di puntare sugli NFT. Il progetto in questione prende il nome di The Currency, un nome emblematico, dal momento che significa letteralmente “moneta” o “valuta”, che dir si voglia. Il tutto parte da una profonda riflessione dell’artista nei riguardi della situazione attuale del mercato dell’arte, che non può in alcun modo prescindere dalla situazione dell’economia e della finanza, comprese le recenti rivoluzioni e le spinte, sempre più insistenti, verso una finanza decentralizzata. Da questi presupposti nasce l’idea di realizzare, appunto, delle opere digitali, di Crypto Art, che consistono, di fatto in una serie di token non fungibili, gli NFT appunto.

Si tratta come già anticipato di una riflessione, certo, ma anche di una provocazione e, diciamolo, da Hirst non ci si può aspettare niente di diverso. Il lavoro è iniziato a luglio dello scorso, prevede la produzione di diecimila opere NFT, realizzate partendo da opere fisiche, tangibili, realizzate qualche anno fa, nel 2016. L’acquirente, una volta acquistata l’opera NFT, poteva decidere se tenersi il token oppure avere al suo posto l’opera fisica. Tutte le opere sono state segnate, firmate e numerate e riposte in un caveau sito in Gran Bretagna.

La scelta dei collezionisti doveva essere comunicata entro il 27 luglio di quest’anno, un anno dopo l’acquisto praticamente. Le opere fisiche che non saranno scambiate con il corrispettivo NFT, quelle opere cioè che l’acquirente ha deciso di mantenere in solo formato digitale, verranno bruciate, così da assicurare l’unicità e l’assoluta esclusività dell’opera NFT in proprio possesso. Ovviamente prima che tutto ciò avvenga le opere saranno esposte in mostra a Londra, alla Newport Street Gallery.

In questo modo Hirst vuole rompere il velo esistente tra fisico e digitale, sfumando definitivamente i confini di questi due universi dell’arte.

Sempre più Crypto Art tra blockchain e Token Non Fungible

Gli esempi di questo genere di arte si sprecano, da Madonna a Marina Abramovic, da Beeple a Kane, sono numerosi gli artisti che hanno deciso di approcciare questa nuova forma d’arte chiamata appunto Crypto Art. Le opere realizzate vengono sempre più spesso battute all’asta o acquistate per cifre da capogiro: per citare una sola opera, emblematica di quanto appena riportato, basta prendere la gif di Nyan Cat, venduta dal suo autore Chris Torres per 300 Ethereum. Il Mondo sta cambiando e gli artisti ne hanno preso atto, andando a modificare gli standard tradizionali dell’arte, rompendo il muro della diffidenza che fino a qualche anno fa era ancora duro nei confronti dell’arte digitale.

Articolo precedente

Articolo successivo