E’ davvero sostenibile l’ondata di “meme coin” che imperversa in questi giorni?

Se il mondo delle criptovalute era un vero e proprio far-west prima, quest’estate la situazione non si è certo calmata, anzi. L’ultima mania che va di moda nel settore oggi continua una crescita che sembra inarrestabile: stiamo parlando delle monete meme DeFi. A prima vista sembra quasi uno scherzo, eppure non lo è affatto.

Gli investitori di criptovaluta hanno già versato all’incirca 8 miliardi di dollari nella cd. finanza decentralizzata (DeFi), e stiamo parlando solo di quest’estate, gli ultimi tre mesi. Ciò ha dato motivo ai membri più creativi della comunità DeFi a trovare modi sempre nuovi per “creare” ulteriori miliardi di valore aggiuntivo.

Ne è derivata proprio l’ultimissima moda del settore: delle versioni DeFi di meme coin, che altro non sono se non token crittografici il cui valore dipende da quanto la comunità trova “divertente” lo scherzo che rappresentano.

Folli iniezioni di liquidità per le “monete meme”

I “DeFi Degens” (appellativo col quale gli utenti di tali token hanno cominciato ad autoidentificare se stessi), hanno inventato un panorama praticamente infinito di monete meme: $PIZZA, $HOTDOG, $TACO, $TENDIES, $YAM, $SUSHI. Queste sono tra le monete più recenti in tema di DeFi, unite tutte sotto il medesimo motto di “Sempre più prodotti che ogni giorno possano soddisfare l’appetito infinito degli investitori”. Esse sono immensamente popolari: $SUSHI, ad esempio, che alimenta una nuova versione dell’exchange decentralizzato “Uniswap”, ha scambiato la scorsa settimana una cifra giornaliera di ben 127 milioni di dollari, superano Coinbase, si, Coinbase. Notate che l’exchance decentralizzato (DEX) Sushi, ha aperto i battenti proprio da una settimana.

Chiaramente c’è un lato molto più oscuro in questi “token meme”. Molti infatti pensano che non siano altro che rapidi “money grab”, che ricordano le “finte ICO che hanno in passato approfittato del mercato rialzista del 2017. Altri ancora pensano che questi token siano solo un altro dei tanti modi per attirare gli investitori in un’economia DeFi che è a tutti gli effetti insostenibile. Altri ancora veri e propri schemi Pump n Dump.

“Le monete Meme di oggi hanno un valore reale, ma esso è spinto da questa esuberanza di continuare a farmare, continuare ad aggiungere liquidità, continuare a guadagnare interessi, ed è abbastanza folle”, ha dichiarato Jordan Lyall, responsabile di un prodotto DeFi presso ConsenSys. “Alcuni sono modelli interessanti per la distribuzione di token, altri invece sono vere e proprie truffe, la maggior parte però si trova in una strana via di mezzo”, ha aggiunto.

Cosa sono le monete meme DeFi?

Le monete meme esistono in realtà sin dagli inizi delle criptovalute. Il primo grande meme, come in molti sappiamo, è stato Dogecoin, moneta digitale che è esplosa in popolarità, indipendentemente dal fatto che fosse nata dichiaratamente come “meme coin”. Lanciato infatti nel 2013 per prendere in giro Bitcoin, è basato su un meme della razza di cani giapponesi Shiba Inu. Ad oggi è ancora la più grande tra le monete meme – e tra le altre cose anche la criptovaluta preferita di Elon Musk, e che vanta l’improbabile capitalizzazione di mercato di circa 350 milioni di dollari.

Comunque, le monete meme DeFi delle quali abbiamo accennato sono in realtà un po’ diverse da Dogecoin. Queste sono estensioni della “DeFi mania” nata nell’estate 2020: degli strumenti finanziari costruiti su Ethereum che mirano a ricostruire servizi bancari quali il prendere in prestito dei fondi, o ancora prestarli a propria volta rendendoli disponibili per chiunque. Non è un mistero che questi nuovi meccanismi siano effettivamente decollati: gli investitori hanno congelato all’incirca 9 miliardi di dollari di capitali crypto nei predetti relativi contratti intelligenti, come riporta il sito web di statistiche DeFi Defipulse.com.

Alcune monete meme DeFi aggiungono anche del valore al mercato delle criptovalute, o comunque promuovo idee uniche sulla cosiddetta “finanza non custodial”. $SUSHI crea dei nuovi incentivi per gli utenti allo scopo di fornire liquidità all’economia di scambio decentralizzata, una sorta di “Uniswap su misura” per il più “degen” dei DeFi Degens. La capitalizzazione di mercato del relativo token è arrivata a superare i 240 milioni di dollari pur non esistendo che da poco più di una settimana. Dati di Coinmarketcap alla mano, in solo giorno la citata criptovaluta è riuscita ad accumulare un valore complessivo di scambio pari a quasi 400 milioni di dollari.

Un’altra ancora, “$BASED”, intende allontanarsi da questi meccanismi di speculazione sui prezzi per concentrarsi maggiormente sull’offerta monetaria. Ogni giorno, il relativo protocollo è programmato per azzerare il prezzo, bruciando (“burn”) o coniando i gettoni degli utenti: i suoi creatori descrivono questo tipo di meccanismo come un “gioco economico postmoderno”. Se effettivamente i meme coin aiutano a diffondere il “vangelo della DeFi” – finanza decentralizzata per tutti – allora così sia, sostengono i veri credenti di quest’industria.

Il meme coin $TACO funziona consentendo ai suoi utenti di “sgranocchiare” token fino a bruciarne il 6% del pool di Uniswap ogni giorno, e guadagnando anche una ricompensa per il lavoro profuso in tal sensoQuesta cripto si propone di essere una versione “più equa” e più divertente di TENDIES (la popolare moneta meme a modello deflazionistico il cui nome ha origine da un oscuro scherzo di incesto su Internet). 

Generalmente queste monete sono variazioni della cd. “yield farming”, ossia un’attività in cui gli utenti guadagnano monete digitali extra facendo lo “stacking” di criptovalute nei protocolli DeFi dedicati. L’idea è partita da Compound, uno dei più grandi protocolli “di prestito DeFi”, che a fine giugno ha iniziato a premiare i propri fedeli clienti con dei token $COMP, un cosiddetto token di governance che consente ai relativi titolari di votare le proposte di aggiornamento della rete. In pratica sono incentivi a investire in protocolli di prestito DeFi che presentano un certo grado di valore speculativo. 

Tra tali monete con “rendimento DeFi” spicca anche $YAM, la quale è riuscita ad attrarre investitori per circa 400 milioni di dollari di capitali in un solo giorno.

meme img

Attenzione: la novità non durerà per sempre

Una volta che la novità svanisce, i gettoni meme dei quali abbiamo raccontato cominciano a rivelare qual è il vero problema. Anthony Sassano, product marketing manager di Set Labs e co-fondatore di EthHub, ha affermato che è proprio come successo nella scena ICO del 2017: “Molte persone si faranno male partecipando a cose che non capiscono”. 

Vitalik Buterin, il co-fondatore di Ethereum, ha persino paragonato la yield farming della DeFi costruita sui token ERC-20 al modo in cui le banche centrali stanno continuand a stampare denaro – ed ha ammesso che lui stesso se ne starebbe ben alla larga. Tuttavia questa non è l’unica preoccupazione secondo gli sviluppatori di ETH. 

Le cosiddette “flash farm”, che producono yield farms che durano davvero solo una settimana circa, sono eccessivamente rischiose. “Gamberetti”, “Porkchop”, “Spaghetti”, hanno tutti attirato l’attenzione con le loro emoji o meme ad accompagnare il loro logo, e gli investitori imperterriti si vi si sono riversati a milioni. Molti sono stati frettolosamente dimenticati quando nuovi token facevano il loro ingresso sul palcoscenico della meme DeFi. $KIMCHI, un fork (ossia essenzialmente una copia esatta) di $SUSHI, ha congelato quasi mezzo miliardi di dollari di valore subito poche ore dopo aver iniziato ad effettuare scambi martedi scorso. 

Lo sviluppatore di ConsenSys Jack Clancy sostiene che “bisogna essere pazzi” per acquistare tali token. “A differenza di alcuni di questi esperimenti sulla yield farming, non c’è davvero nulla di utile da imparare qui”, dice. “Non c’è governance o altro di significativo, quindi non ne capisco davvero il punto. Forse servono solo per sapere se le valute deflazionistiche possano funzionare o quantomeno se le persone siano disposte ad assegnare valore a delle pure sciocchezze” 

Sassano ha aggiunto in un post sul suo blog online che queste monete meme “tendono a utilizzare un codice di programmazione non verificato e non testato” e sono “ovviamente non sostenibili”. Il popolarissimo $YAM, ad esempio, ha avuto problemi di programmazione. Dopo che 600 milioni di dollari sono stati rinchiusi nel progetto, gli sviluppatori che stavano dietro alla programmazione hanno ammesso la presenza di un guasto tecnico e che l’infrastruttura sarebbe stata chiusa entro un massimo di quarantott’ore. Essi hanno dunque rielaborato una nuova versione del protocollo per gli utenti interessati, ma il token è stato praticamente abbandonato una volta perso il fattore novità che gli desse la spinta iniziale. 

Meme coins: conclusioni

Il team dietro $TACO ha dichiarato che ai critici del token DeFi sfugge un punto cruciale sulla tematica della longevità di tali progetti (e sui relativi rischi che ne conseguono), infatti: “I creatori di questi progetti non hanno promesso il prossimo Bitcoin, e neanche il prossimo Dogecoin“, sostiene. “Hanno viceversa promesso una sorta di esperimento sociale, ovvero gioco on-chain, la cui durata in termini di sostenibilità potrebbe rivelarsi limitata, oppure come Dogecoin, potrebbero invece rivelare di avere una longevità sorprendente”. Una cosa è tuttavia certa: proprio come il boom delle ICO visto nel 2017, alcuni soldi pesanti sono stati accumulati in questo periodo grazie a tali meccanismi, di contro, importanti somme sono state anche sicuramente perse però dai più sprovveduti.

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