Effetti sulle criptovalute dell’elezione di Joe Biden

Come abbiamo già visto in un precedente contributo, il nuovo presidente eletto Joe Biden quest’estate, assieme ad altri profili social molto influenti, era rimasto vittima di un hack clamoroso finalizzato alla truffa finalizzata all’improprio accumulo di criptovalute dei malcapitati followers. Non solo il suo account stava twittando di Bitcoin, ma si offriva addirittura di raddoppiare qualsiasi importo inviato al conto truffaldino specificato, come metodo di aiutare le comunità colpite dalla pandemia di Covid19.

Nonostante tutto, questo incidente ha effettivamente provocato l’unica dichiarazione pubblica di Biden che ad oggi è possibile rinvenire in tema di Bitcoin: “Non ho Bitcoin e non chiederò mai di inviarmene. Ma se vuoi contribuire a rendere Donald Trump un presidente per un solo mandato, puoi farlo qui“. Prevedibilmente, il collegamento non accettava Bitcoin, bensì solo dollari USA.

La posizione di Joe Biden

Il quarantaseiesimo presidente degli Stati Uniti non ha una posizione nota su ciò che riguarda le criptovalute. Biden non ha mai rilasciato alcuna dichiarazione specifica in materia fino ad oggi, anche se uno dei suoi comitati di azione politica elettorale “Draft Biden 2016”, ha in passato accettato tale metodo di contribuzione spontanea per il sostegno alla relativa ascesa alla presidenza, nonostante in quella tornata elettorale (2016 appunto) Biden non si sia infine candidato.

Il presidente uscente Donal Trump ha invece reso noto via Twitter di non essere “un fan di Bitcoin ed altre criptovalute”, adottando un approccio pratico che si può definire scarsamente interventista sotto il profilo della regolamentazione.

Nonostante i noti dossier che terranno impegnato sin da subito il neo eletto presidente, non ultima l’attuale dilagante pandemia, il mandato di Biden potrebbe avere un impatto significativo anche sulla criptovaluta poiché l’industria sta continuando a crescere negli Stati Uniti (e nel mondo in generale). Cerchiamo dunque di immaginare ciò che i potenziali membri del gabinetto di Biden potrebbero pensare in materia di criptovaluta.

Posizioni degli esponenti democratici

La neo vicepresidente eletta Kamala Harris, che attualmente ricopre la carica di senatore degli Stati Uniti ed ex procuratore generale della California, non ha condiviso pubblicamente la propria opinione su Bitcoin e criptovalute. Tuttavia, la sua squadra comprende Ryan Montoya, l’ex Chief Technical Officer dei Sacramento Kings, nota come la squadra più tecnologicamente avanzata e cripto-friendly della NBA. Egli è il direttore della pianificazione ed avanzamento di Harris. Oltre a ciò, Harris ha vinto gli elogi di almeno un eminente sostenitore delle criptovalute, l’investitore Tim Draper ha dichiarato quest’estate di averla vista in azione nella politica californiana e pensa che alla fine potrebbe essere una figura in grado di comprendere il potenziale delle criptovalute e della tecnologia blockchain più in generale. “Dovremmo procurarle un portafoglio Bitcoin se non ne ha già uno” ha scherzato.

L’ex contendente alle primarie presidenziali democratiche Andrew Yang è senza dubbio il membro più Bitcoin-friendly del team della campagna di Biden. Yang, che puntava ad una piattaforma di reddito di base universale per gli americani, è un imprenditore con idee piuttosto lungimiranti in tema di tecnologia blockchain e criptovaluta. Come candidato, ad esempio, ha proposto di implementare un sistema di voto basato su blockchain una volta che fosse divenuto presidente eletto. Anche dopo aver abbandonato la corsa presidenziale, ha lanciato un’organizzazione no profit, chiamata Humanity Forward, che promuove idee cripto-friendly come UBI (universal basic income).

Yang ha anche scritto in merito all’incapacità del governo di fare i conti correttamente con il rapido progresso della blockchain. Se Yang assumesse un ruolo di primo livello nell’amministrazione Biden, potrebbe essere una voce molto importante per lo sviluppo di una regolamentazione ragionevole e standardizzata in applicazione al settore delle risorse crittografiche.

Le criptovalute e le risorse digitali sono cresciute rapidamente fino a rappresentare una grande quantità di valore ed attività economica, superando la risposta del governo“, ha scritto nel novembre 2019. “Non è emerso un quadro nazionale per la regolamentazione di questi beni, con diverse agenzie federali che rivendicano giurisdizioni che sono in conflitto“.

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Andrew Yang

La collega ex candidata alla presidenza, senatrice Elizabeth Warren, è stata definita da alcuni come potenziale segretario al Tesoro dell’amministrazione Biden. Warren è nota per essere estremamente critica nei confronti degli “eccessi di Wall Street” ed ha contribuito a creare il Consumer Financial Protection Bureau sotto l’amministrazione Obama. I commenti pubblici di Warren sulle criptovalute si sono in gran parte concentrati sulle probabilità per i consumatori medi di venire truffati da losche ICO in quanto incapaci di comprendere appieno cosa stessero acquistando. “Sono preoccupata che i consumatori si facciano male“, ha dichiarato un paio di anni fa. Durante un’audizione al Senato del 2018, ha altresì affermato che: “La sfida è quella di coltivare gli aspetti produttivi delle criptovalute proteggendo al contempo i consumatori“. Inoltre, in seguito all’annuncio dei piani per lo sviluppo della stablecoin Libra di Facebook, Warren ha twittato: “Facebook ha troppo potere ed un pessimo track record quando si tratta di proteggere le nostre informazioni private. Dobbiamo renderli responsabili, non dare loro la possibilità di accedere a ulteriori dati degli utenti“.

Secondo un rapporto del Wall Street Journal, Biden dovrebbe prendere in considerazione Gary Gensler, ex presidente della Commodity Futures Trading Commission sotto Obama, allo scopo di ottenere preziosi consigli su come affrontare la supervisione di Wall Street. Gensler porterebbe altresì la propria vasta esperienza in tema di blockchain e criptovalute all’amministrazione Biden, avendo tenuto un corso al MIT sull’uso di Bitcoin e della blockchain applicata alla finanza. Egli lo scorso dicembre ha descritto Bitcoin come un “catalizzatore per il cambiamento“, pur sottolineando che gli exchange di criptovalutenon sono ancora stati adeguatamente inseriti all’interno dei quadri di politica pubblica” e sottolineando infine come i mercati crittografici si siano stati anche “diffusi mediante truffe, frodi, hack e manipolazioni“.

Biden finirà per aumentare la stretta regolamentare?

Lael Brainard, attuale governatore della Federal Reserve, è un altro nome che è trapelato come potenziale Segretario del Tesoro nell’amministrazione di Joe Biden. Drew Hinkes, che è avvocato specializzato in blockchain presso Carlton Fields, sostiene che la sua nomina potrebbe essere utile per il settore in questione.

[Ciò] sarebbe probabilmente positivo per l’industria delle criptovalute, data la sua familiarità con la tecnologia blockchain e l’interesse per le valute digitali della banca centrale“, ha detto. “Una nuova amministrazione potrebbe riempire alcune delle molte posizioni aperte presso varie agenzie di regolamentazione che sono rimaste vacanti per la maggior parte dell’attuale amministrazione. Questa può essere un’arma a doppio taglio: da un lato, questo può facilitare l’applicazione. Tuttavia, può anche facilitare la politicizzazione. Con più risorse, potremmo riuscire a vedere maggior sollievo e maggiore approvazione nelle emissioni di strumenti crittografici“.

Il co-fondatore di CoinTracker Chandan Lodha osserva come il piano fiscale proposto da Biden potrebbe influenzare i titolari di criptovaluta che guadagnano cifre superiori ai 400.000 dollari l’anno, ed in particolare coloro che incassano somme superiori al milione di dollari. “Il piano fiscale di Biden richiede un aumento delle tasse su coloro che guadagnano 400.000 dollari o più all’anno. L’impatto più diretto sulla criptovaluta sarebbe per coloro in questa fascia di reddito elevato, che potrebbero vedere la loro aliquota ordinaria dell’imposta sul reddito aumentare dal 37% al 39,6% (per le plusvalenze crittografiche a breve termine) e vedere tutte le plusvalenze tassate al 39,6% sui redditi superiori al milione di dollari, oltre all’abrogazione dell’aumento della base per la criptovaluta ereditata. In sostanza, la maggior parte degli utenti di criptovaluta non vedrebbero alcuna differenza, a parte quelli che guadagnano più di 400.000 dollari all’anno che sperimenterebbero un leggero aumento della tassazione sulla propria criptovaluta, oltre a coloro che guadagnano più di un milione di dollari all’anno i quali vedrebbero aumenti significativi della tassazione riferita alle criptovalute detenute”.

Il co-fondatore di Shyft, Network Juan Aja Aguinaco, sostiene che la capacità di Biden di influenzare la criptovaluta come presidente dipenderà da diversi fattori, incluso se i democratici otterranno o meno il controllo del Senato –cosa che è ancora in aria in attesa del risultato di due elezioni di ballottaggio in Georgia– per non parlare poi della composizione della Corte Suprema. Anche così, si ritiene che l’amministrazione Biden potrebbe comunque tenere un atteggiamento cripto-friendly, nonostante un maggior interventismo rispetto all’amministrazione repubblicana di Trump, anche sulla base della presenza di diversi eminenti democratici favorevoli a tale tipo di regolamentazione. “Se Biden godesse del sostegno della maggioranza di entrambe le Camere, è probabile che possa allentare la posizione assunta dall’amministrazione Trump. E potrebbe optare per un approccio più esplorativo e consentire lo sviluppo di soluzioni basate sulla blockchain“, ha affermato.

Egli ha notato che storicamente i democratici tendono a essere più protettivi nei confronti degli utenti finali, citando la richiesta di Maxine Waters che Facebook sospenda lo sviluppo e l’implementazione di Libra fino a quando il Congresso non sia in grado di comprendere meglio le implicazioni derivanti. “La DeFi e la sua crescita volatile possono diventare obiettivi della futura protezione o regolamentazione degli utenti finali/investitori“, ha continuato Aguinaco. “Anche Alexandria Ocasio-Cortez, una presenza ed un’influenza di spicco all’interno del partito, ha usato parole dure nei confronti delle valute controllate dalle società ed ha mostrato invece favore per il denaro gestito centralmente. Sebbene la sua dichiarazione sia più mirata alle stablecoin, non sarei sorpreso se i rappresentanti del Partito Democratico assumessero una posizione più protettiva e non un approccio diretto“.

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