La disconnessione della Russia dalla rete. Il ruolo delle criptovalute

Il conflitto russo-ucraino sta letteralmente imperversando, e le trame della Guerra, giorno per giorno, raccontano di notizie drammatiche e preoccupanti. E’ una guerra, questa, che si sta collocando su più livelli: se da una parte si combatte al fronte, da un’altra Mosca è occupata sul piano politico. Ma anche sul versante della comunicazione vi è un conflitto in atto: per questo, Putin ha ordinato la (parziale) messa al bando della rete, perlomeno per quanto riguarda i social e gli organi di informazione.

In quest’ottica, molti si chiedono quale sia (se possono averlo) il ruolo delle criptovalute in questo scenario.

Russia, switch off dei media?

Nelle ultime ore, sui media occidentali, è stata rilanciata la notizia per la quale le autorità russe starebbero attuando una separazione totale dell’infrastruttura locale dalla rete Internet, imponendo per tutti i siti di traslare entro venerdì 11 ogni hosting, dominio, DNS e javascript all’interno di provider territorialmente collocati nei confini russi.

Questo, fondamentalmente, per mettersi al riparo da attacchi hacker esterni e manipolare l’informazione in modo compiacente al Governo, per diffondere unicamente le news tagliate secondo i dettami di Mosca.

Pertanto, non si dovrebbe trattare di una messa offline di tutte le risorse informatiche russe, bensì più di uno spostamento di alcune strutture, per avere meglio il controllo dei dati. Tuttavia, come è facile capire, tra il dire e il fare (specie per un’operazione di tale, colossale portata) c’è davvero un oceano di dettagli da sistemare.

Inizialmente, alcuni media hanno sofferto dei blocchi tecnici imposti dal governo, basti pensare ai vari social Facebook o Twitter; ora, con questo provvedimento, si passa a misure più drastiche.

Diventa evidente, pertanto, come il mondo ora sia diviso in due blocchi, quantomeno dal punto informativo: quello occidentale, composto dalle varie testate giornalistiche e di informazione; quello russo, senza social e gestito da testate giornalistiche fedeli al Cremlino.

In questo contesto, va capito quale possa essere il ruolo delle criptovalute.

Russia e Bitcoin

Con un paese che accuserà tremendamente le pesanti sanzioni economiche imposte dagli Stati del mondo, molti si chiedono (anche alla luce del ripensamento della rete internet che abbiamo visto qualche riga più in alto) se Bitcoin e le criptovalute più in generale possano costituire un metodo alternativo per convogliare le transazioni. Anche perchè l’economia russa, del resto, ha decisamente vissuto momenti migliori.

C’è da dire, in prima battuta, che alcuni paesi – anche via criptovaluta – non possono interfacciarsi con Mosca: basti vedere come la scorsa settimana il Dipartimento del Tesoro americano abbia preso decisioni finalizzate a contrastare l’uso da parte degli utenti americani di criptovalute per commerciare con la Russia. I funzionari del Dipartimento hanno infatti chiesto a Coinbase, Binance e FTX di bloccare le persone sanzionate e i loro indirizzi.

Coinbase ha risposto negando l’invito del dipartimento, però mostrandosi disponibile a bloccare le attività di trading che coinvolgano persone o entità al momento oggetto di sanzioni .

Anche Binance ha dichiarato pubblicamente di non voler bloccare gli IP russi, ma che isolerà i soggetti sanzionati.

Due protagonisti della diffusione di Ethereum, invece (parliamo di MetaMask e Infura) hanno istituito restrizioni di accesso per chi tentasse di eludere le sanzioni russe, tramite messaggi di errore apparsi agli utenti che in questi giorni tentano di trasferire Ethereum alle reti russe.

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