Hacker attaccano il sito di Trump, chiedendo Monero come riscatto

Pochissime ore ci distanziano dall’ “election-day” americano. Ci separa ancora poco tempo prima di sapere chi – tra Trump e Biden – diventerà il nuovo Presidente degli Stati Uniti.

Al di là dell’aspetto politico, da appassionati di criptovalute ciò che ci interessa è che – unanimemente secondo tutti gli specialisti – le settimane successive alle elezioni dovrebbero essere, per Bitcoin e criptovalute, periodi di grande ascesa.

Un avvenimento, però, è salito alla ribalta delle cronache nello scorso fine settimana: un massiccio attacco hacker nei confronti del sito di Donald Trump, al quale ha fatto seguito una richiesta di Monero “per evitare la diffusione di informazioni compromettenti per il Presidente”.

Attacco hacker a Trump

Il sito ufficiale dedicato alla figura del Presidente in carica Donald Trump, è stato oggetto di un attacco informatico nello scorso fine settimana. I delinquenti informatici hanno fatto sapere di aver preso il controllo sia del portale ufficiale di Trump, unitamente ad altri dispostivi e device riconducibili al Presidente e ai suoi parenti.

La consultazione di tali apparecchi avrebbe fatto sì che gli hacker sarebbero entrati in possesso di “informazioni compromettenti” (non è dato sapere se di carattere politico, finanziario o personale) per l’attuale inquilino della Casa Bianca. E queste ultime sarebbero state rivelate soltanto a chi avrebbe provveduto a versare un consistente quantitativo di Monero ad un determinato indirizzo wallet.

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Perché Monero?

Per l’occasione,  è bene ricordare che cosa sia Monero: nonostante non sia famosa e diffusa come Bitcoin, Monero (abbreviato in XMR) è una delle cripto monete ormai stabilmente nella top 20 dei listini mondiali delle monete elettroniche.

Ad oggi possiede una capitalizzazione di oltre 2 miliardi di dollari, cifra in costante ascesa.

Monero è una criptovaluta opensource che fa di sicurezzaprivacy irrintracciabilità le sue doti principali.

Il livello di riservatezza per chi ne fa uso, rispetto a Bitcoin, è estremamente più elevato: grazie all’algoritmo Cryptonote su cui è basata, nelle sue transazioni non è possibile risalire né al mittente né all’importocontrariamente a tutte le altre criptomonete.

Che informazioni avrebbero ottenuto?

Nel messaggio pubblicato nella home page del sito sopracitato, i pirati informatici hanno specificato che le informazioni in loro possesso sarebbero estremamente compromettenti per l’attuale Presidente, dal momento che  tali elementi andrebbero a certificare una connessione con una organizzazione deputata alla manipolazione della imminente tornata elettorale.

Una seconda accusa, decisamente più grave, è relativa a ipotetiche prove relative al coinvolgimento del Presidente per quanto riguarda la diffusione del Covid19. Elemento che, in questi giorni, potrebbe davvero determinare un risultato diverso alle urne.

Nello specifico, il messaggio pubblicato in home page era il seguente:

“Il mondo ne ha avuto abbastanza delle fake news diffuse quotidianamente dal Presidente Donald J. Trump. È ora di far conoscere a tutto il mondo la verità. Diversi dispositivi di Trump, parenti e colleghi sono stati compromessi, ottenendo accesso a conversazioni segrete classificate che provano il coinvolgimento di Donald Trump con l’origine del Coronavirus. Abbiamo prove che discreditano Trump come presidente, dimostrano il suo coinvolgimento in attività criminali e la cooperazione con attori esteri per manipolare le elezioni 2020.”

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La risposta di Trump

Sotto il testo sopracitato sono stati collocati, come detto, due indirizzi di wallet Monero, unitamente alla richiesta di inviare cripto per ottenere le prove incriminanti .

Data la natura di Monero, risulta difficile sapere se qualcuno abbia pagato (e conseguentemente, ottenuto i presunti dati sensibili).

L’avviso si riferisce anche a una scadenza, che però il direttore delle comunicazioni della campagna Trump Tim Murtaugh consiglia di non seguire:

“Non c’è stata esposizione a dati sensibili perché nessuno di essi è effettivamente archiviato sul sito. Stiamo indagando sulla fonte dell’attacco.”

Il sito, comunque, è stato ripristinato in pochi minuti dai tecnici informatici del team Trump, ma l’attacco è stato confermato dallo stesso Murtaugh.

Al giorno d’oggi, anche questo fa parte delle elezioni USA. Appuntamento a mercoledì col nuovo Presidente.

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