I ministri europei lavorano per una regolamentazione cripto

L’Europa si accorge delle criptovalute.

Ne avevamo già avuto avvisaglie, con la Svizzera che di fatto è diventata una sorta di “cripto-valley”, o tramite il sistema bancario italiano che spinge per una regolamentazione interna.

Pochi giorni or sono, poi, Francia, Germania, Italia, Olanda e Spagna hanno lanciano un monito alla Commissione Europea sulle criptovalute, chiedendo una regolamentazione chiara su Bitcoin e monete elettroniche,  in attesa del parere della BCE che arriverà entro fine anno 2020.

La nota Reuters

L’agenzia Reuters, infatti, ha diffuso un comunicato secondo cui i ministri delle Finanze di Germania, Olaf Schoz, Francia, Bruno Le Maire, Italia, Roberto Gualtieri, Olanda, Wopke Hoekstra e Spagna, Nadia Calvino, avrebbero firmato un documento congiunto richiedendo un quadro normativo più chiaro in materia di criptovalute.

La richiesta di regolamentazione arriva a braccetto con la consapevolezza che ormai Bitcoin, blockchain e criptovalute fungono già da parte integrante dell’economia del Vecchio Continente.

Nello specifico, i ministri delle cinque maggiori economie dell’Eurozona spiegano come ‘il quadro normativo per le cripto-attività garantite da attività nella Ue dovrebbe servire a due priorità cruciali: da un lato preservare la nostra sovranità monetaria e affrontare i rischi per la politica monetaria, e dall’altro proteggere i consumatori”. 

Giustissima la preoccupazione verso i consumatori, diciamo noi; quanto alla sovranità monetaria, poi, sarà tutto da verificare.

La richiesta alla Commissione sulle cripto

Il ministro francese Le Maire si dice preoccupato per gli abusi e i rischi che si possono correre con le criptovalute (in modo particolare se gestite da neofiti o da malintenzionati):  “attendiamo che la Commissione pubblichi regole molto chiare e forti per evitarne l’abuso, per attività terroristiche o per riciclaggio” .

Tra le richieste dei ministri delle finanze dei cinque Stati membri dell’Unione Europea  vi è quella che richiede il blocco dei provider privati di stablecoin nei 27 Stati membri qualora questi ultimi non soddisfino determinati canoni di affidabilità e supervisione.

Sebbene non menzionata esplicitamente, i ministri potrebbero aver fatto riferimento a Libra, la cripto moneta che Mark Zuckerberg vorrebbe lanciare tramite Facebook, temendo evidentemente che una moneta elettronica privata possa minare la supremazia dell’euro.

ministri cripto

Lo standard richiesto

La richiesta effettuata dai ministri (sulla quale dovrà riflettere la Commissione) verte sulla caratteristica che tutte le stablecoin dovrebbero essere legate da un rapporto di 1: 1 alla valuta fiat, con una riserva di asset costituita in euro o altre valute degli Stati membri dell’UE e depositata in un’istituzione approvata dall’UE.

Tutti gli enti che operano alla realizzazione o al commercio di stablecoin (come Exchange o società informatiche, presumiamo) dovrebbero poi avere sede nell’UE, in modo da essere assoggettati alle normative fiscali europee.

Secondo i ministri, infine, occorre emettere regole di contrasto a riciclaggio, finanziamento del terrorismo e concorrenza leale e richiedere requisiti riguardanti il regolamento sulla protezione dei dati. E non potremmo essere più d’accordo.

Penso che il comunicato di oggi sia un segnale molto forte sul fatto che siamo uniti – ha affermato il ministro dell’Economia, Roberto Gualtieri – e impegnati nell’assicurare che, da un lato, supportiamo l’innovazione finanziaria, e dell’altro tuteliamo la stabilità finanziaria, la tutela dei consumatori e la sovranità”.

Sarà una procedura lenta e macchinosa (e che renderà scontento più di qualcuno, siamo certi) ma la volontà, da parte degli Stati, di voler inquadrare quello che è ormai uno strumento finanziario diffuso in tutto il continente, non può che essere il segnale definitivo che prelude ad uno sdoganamento di Bitcoin e criptovalute su scala globale.

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