Il Venezuela accetterà criptovaluta per il pagamento delle imposte

Sono numerose le indiscrezioni secondo secondo le quali la nazione sudamericana del Venezuela inizierà presto ad accettare anche criptovaluta per il pagamento delle tasse dai propri cittadini. Come sappiamo la realtà non è mai semplice come può sembrare a prima vista.

Cos’ha architettato il Venezuela

Il Consiglio dei Sindaci bolivariano (ente governativo che riunisce 305 sindaci di sinistra ed un sindaco dell’opposizion), all’inizio di questa settimana ha firmato un documento denominato “Accordo nazionale sull’armonizzazione fiscale municipale” che rappresenta un primo strumento legale in grado di ottimizzare il sistema fiscale anche a versamenti sottoforma di criptovaluta di stato Venezuelana, il petro.

Va detto che in Venezuela “usare petro” non è la stessa cosa di “accettare petro”, questo vale per i pagamenti di tasse come per qualsiasi altra cosa. Nel citato documento infatti i sindaci accettano di utilizzare il petro come “unità di misura“, una sorta di ancoraggio utilizzato per calcolare l’importo di multe, diritti o tasse all’interno del paese. Il petro potrà servire dunque, ad esempio, come prezzo di riferimento per il valore di un metro quadrato di terreno ai fini del calcolo dell’imposta sugli immobili.

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Mancano ancora dichiarazioni ufficiali da parte delle singole amministrazioni comunali in merito al riconoscimento o meno da parte delle stesse della criptovaluta nazionale quale mezzo di pagamento concreto. Questo tipo di decisioni infatti potrebbero avere a che fare più con l’amore del governo per il dollaro USA, che con il petro in sé.

Il Venezuela soffre notoriamente di un’inflazione dilagante, una svalutazione che è apparentemente senza fine della sua “valuta fiat”, il bolivar. Di conseguenza, il dollaro USA è il finito per diventare il metodo di misura della ricchezza incontrastato in Venezuela, anche se va detto che le valute estere sono sempre più difficili da trovare all’interno del paese. Tuttavia, la supremazia del dollaro in Venezuela è tale che beni e servizi sono spesso, se non esclusivamente, valutati in dollari americani (nonostante che i venezuelani guadagnano salari in bolivar, sempre più privi di valore).

Ciò rende la vita quotidiana, come affrontare le spese per cibo ed alloggio, molto difficile per i residenti della nazione del petrolio.

Il trucco della dollarizzazione Venezuelana

Anche se la maggior parte delle cose in Venezuela sono “dollarizzate“, è complicato adottare lo stesso meccanismo con le tasse, quindi i politici hanno elaborato un’astuzia: il petro sarà una risorsa crittografica ancorata ad un paniere di materie prime valutate in dollari. Accettare petro permetterebbe al governo di ricevere indirettamente dollari.

Il governo in effetti non vuole petro: vuole fiat. Di conseguenza usare petro per calcolare le tasse senza accettarle effettivamente è il modo migliore per dollarizzare anche le tasse in pratica (e senza mai toccare veramente il “sudicio” denaro americano 🙂 )

Ora, se la responsabilità fiscale di un venezuelano fosse di 0,5 petro (in quanto essa, in media, è ufficialmente di circa 30 dollari), ciò significherebbe un’imposizione di 30 effettivi dollari sia oggi, che domani, che il prossimo anno, dunque indipendentemente dalla svalutazione che nel frattempo colpirà il bolivar. Naturalmente, il pagamento non verrebbe effettuato in petro ma in bolivar (che il governo potrà scambiare immediatamente con la valuta del malvagio impero galattico americano).

Il sindaco del comune di Vargas, Jose Alejandro Teran, ha recentemente dichiarato che l’accordo “dimostra come i sindaci riescano a vedere l’economia nel suo insieme” assicurando che il succitato documento “ha permesso di distaccarsi da una visione locale e comprendere l’economia ad un livello globale”.

Visione in cui tutto dell’economia venezuelana sarà un giorno effettivamente dollarizzato – tutto certo, tranne i salari dei cittadini.

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