Internet of Things: il futuro è oggi

Negli ultimo tempi, parlando di tecnologia e di futuro a breve termine, spesso si sente parlare di Internet of Things, traducibile in italiano in “Internet delle cose”.

Ma che cosa si intende nello specifico?

Che cos’è l’Internet of Things (IoT)?

Per dirla in modo molto semplicistico, l’Internet of Things (IoT) indica una prospettiva in cui vi sia la connessione a Internet di ogni tipologia di oggetto fisico. Proprio ogni singolo oggetto elettrico o elettronico: dagli elettrodomestici, come frigoriferi e lampadine, a risorse aziendali quali le etichette di spedizioni e i dispositivi medici, fino ai dispositivi indossabili, ai dispositivi intelligenti e alle città smart, la cui esistenza è esclusivamente dovuta all’IoT, e molto altro ancora. I campi di applicabilità, a ben pensarci, sono quasi illimitati.

Su cosa si basa il concetto di Internet of Things?

Qualcuno potrebbe obiettare con “e a che serve che ogni singolo strumento si colleghi alla rete”?

La risposta è presto detta: i dispositivi, “collaborando” l’un l’altro, permettono di migliorare la vita dell’uomo.

Ad esempio: non sarebbe comodo se la sveglia, da sola, riscontrasse che il tragitto casa-lavoro risulta estremamente trafficato e suonasse qualche minuto prima? Oppure se il frigorifero si accorgesse da solo che manca il latte e autonomamente lo ordinasse al supermercato e lo facesse recapitare a casa nostra? Oppure se le tapparelle, quando inizia a piovere, si chiudessero da sole anche se siamo lontani da casa?

Concetti come questi fanno parte della visione dell’Internet delle cose.

Come funziona l’IoT?

Premesso che concettualmente ogni strumento ha la propria struttura e le proprie particolarità, in senso stretto è “sufficiente” , a livello di requisiti, che un oggetto abbia due caratteristiche fondamentali:  1) avere un indirizzo IP, utile all’identificazione in rete e 2) deve essere in grado di scambiare dei dati in rete senza bisogno dell’intervento umano.

Collegare gli oggetti fra di essi

Virtualmente qualsiasi oggetto può essere dotato di un dispositivo elettronico con un software in grado di collegarsi ad internet o a una rete locale, per cui gli ambiti di applicazione dell’Internet delle cose sono praticamente infiniti. Le uniche cose di cui un oggetto qualunque ha bisogno, per diventare parte dell’Internet of Things, sono come abbiamo detto un indirizzo IP che ne consenta l’identificazione univoca e la capacità di inviare e ricevere dati in modo autonomo e senza l’intervento umano. Questa ultima può essere fornita direttamente dal produttore, sotto forma di firmware, ma è probabile che in futuro si diffonderanno sempre di più software commerciali destinati a controllare elettrodomestici, macchinari di vario genere e gestire dispositivi di ogni tipo. Un televisore, un impianto d’allarme, un tornio industriale e un casello autostradale sono solo alcuni esempi di “cose” in senso lato che già oggi popolano il mondo virtuale dell’IoT. A livello domestico i dispositivi connessi si potranno controllare attraverso il browser di un computer, accedendo alla rete domestica, oppure più semplicemente attraverso una app connessa in remoto direttamente dallo smartphone. Già oggi è possibile, tramite il proprio cellulare, impostare il termostato di casa (la cosiddetta “domotica”) e vedere in tempo reale le immagini delle telecamere di sicurezza di casa. In un futuro non troppo lontano sarà anche possibile controllare se il figlio sta veramente studiando o sta giocando alla Playstation, verificare se il cane ha fatto i suoi bisogni o se è necessario, tornando dal lavoro, fermarsi a comprare il latte.

Internet of Things
Internet of Things

Iot e blockchain

In una visione tecnologicamente così moderna non poteva non fare la sua apparizione anche la blockchain, che come sappiamo funge da registro di garanzia nelle transazioni.

Infatti vi è una criptocurrency chiamata IOTA che sta avendo un’importanza fondamentale nello sviluppo dell’IoT, dal momento che si propone, con la sua blockchain, come piattaforma ideale per lo sviluppo dei pagamenti digitali in forma autonoma. Stiamo parlando di una critpocurrency progettata per realizzare soluzioni di pagamento tra macchine (M2M) o appunto tra oggetti. Si tratta di una soluzione che utilizza il cosiddetto sistema “tangle” che permette una ampia scalabilità e che elimina i costi di transazione. Stiamo cioè parlando dunque di una criptomoneta che non prevede fee per transazione.

La capitalizzazione di IOTA (pari oggi a 840 milioni di dollari), oltre ad una partnership consolidata con grandissime realtà dell’informatica e della tecnologia come Microsoft, Deutsche Telekom, Bosch e Fujitsu, fanno pensare – nonostante si sia ancora in fase embrionale – che il futuro di IOTA potrebbe essere molto roseo.

Iot e privacy

Nonostante le tante opportunità offerte da questa tecnologia, una così profonda interconnessione può rappresentare anche una sfida per la sicurezza. Infatti, i dispositivi IOT sono il principale target degli attacchi hacker, prima ancora dei server di posta elettronica.

Per carità, siamo lontani dagli scenari apocalittici di Terminator, in cui le macchine prendevano autonomamente il controllo e si coalizzavano contro l’uomo, tuttavia ad oggi vi sono ancora piccole crepe inerenti la gestione dei dati personali a cui le apparecchiature sono collegate. Del resto, sino ad oggi abbiamo protetto i nostri pc e i nostri smartphone con degli antivirus o dei firewall, che al momento non risultano ancora del tutto disponibili per i nostri frigoriferi, automobili o tostapane. Va infatti protetto tutto l’ecosistema IoT del singolo utente, senza tralasciare alcuno strumento.

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