Kraken rischia di essere multato per violazione delle sanzioni USA

Kraken, uno dei più grandi exchange di criptovalute del mondo sarebbe sotto indagine federale, in quanto sospettato di aver violato le sanzioni statunitensi avendo consentito agli utenti in Iran di acquistare e vendere token digitali. L’Office of Foreign Assets Control del Dipartimento del Tesoro sta indagando su Kraken dal 2019 e dovrebbe finire per multare l’exchange, avrebbero affermato degli insider che rifiutano di farsi identificare per paura di ritorsioni da parte dell’azienda. Kraken sarebbe la più grande azienda di criptovalute statunitense ad affrontare un’azione esecutiva sulle sanzioni contro l’Iran, che gli Stati Uniti avevano imposto nel lontano 1979, vietano l’esportazione di beni o servizi a persone o entità residenti nel paese mediorientale.

jesse powell kraken

Il contesto in cui opera Kraken

Il governo federale ha sempre tenuto una politica di repressione verso le società crittografiche poco regolamentate, sin da quando il mercato delle valute digitali è cresciuto su scala globale. Tether , una società di stablecoin, era stata multata dalla Commodity Futures Trading Commission per errori sulle dichiarazioni delle riserve detenute lo scorso anno, ed ancora il Dipartimento di Giustizia ha presentato accuse di insider trading questo mese contro un ex dipendente di Coinbase, il più grande exchange di criptovalute degli Stati Uniti.

Il controllo del settore è ulteriormente aumentato negli ultimi mesi quando il mercato delle criptovalute è andato in crisi e diverse società, come Voyager Digital e Celsius Network, sono crollate in termini di capitalizzazione.

Kraken, una società privata del valore di 11 miliardi di dollari che consente agli utenti di acquistare, vendere o detenere varie criptovalute, ha già affrontato azioni legali. L’anno scorso, la CFTC ha imposto una sanzione di 1,25 milioni di dollari contro la società per un servizio di trading ritenuto proibito. In una conversazione interna sui benefici per i dipendenti nel 2019, Jesse Powell, amministratore delegato di Kraken, ha suggerito che avrebbe preso in considerazione la possibilità di infrangere la legge in un’ampia gamma di situazioni se i vantaggi per l’azienda avessero superato le potenziali sanzioni, secondo quanto riportato dal New York Times. La società ha anche affrontato conflitti interni su questioni di razza e genere, che sono state alimentate proprio dal signor Powell.

Marco Santori, chief legal officer di Kraken, ha affermato che la società “non commenta discussioni specifiche con le autorità di regolamentazione”, aggiungendo “Kraken monitora da vicino il rispetto delle leggi sulle sanzioni e, in generale, segnala alle autorità di regolamentazione anche potenziali problemi”.

Una portavoce del Tesoro ha affermato che l’agenzia “non conferma o commenta le indagini potenziali o in corso” e si è impegnata a far rispettare quelle “sanzioni che proteggono la sicurezza nazionale degli Stati Uniti”.

Le sanzioni contro l’Iran

Le sanzioni sono alcuni degli strumenti più potenti che gli Stati Uniti hanno per influenzare il comportamento di nazioni che non considerano alleate. Ma le criptovalute rappresentano una minaccia per le sanzioni perché le monete digitali non fluiscono attraverso il sistema bancario tradizionale, rendendo i fondi più difficili da controllare per il governo.

A ottobre, il Dipartimento del Tesoro ha avvertito che le criptovalute “riducono potenzialmente l’efficacia delle sanzioni americane”, ed ha pubblicato un manuale di conformità di 30 pagine in cui raccomandava alle società di criptovalute di utilizzare strumenti di geolocalizzazione per eliminare i clienti delle regioni soggette a limitazioni. “Il fatto che le criptovalute possano muoversi senza una banca o un intermediario significa che gli exchange sono responsabili di determinati tipi di conformità alle normative finanziarie“, ha affermato Hailey Lennon, avvocato di Anderson Kill che si occupa di questioni normative in criptovaluta.

Kraken e la questione delle sanzioni sono emerse in una causa del novembre 2019 da parte di un ex dipendente del dipartimento finanziario, Nathan Peter Runyon, il quale ha accusato la start-up di generare entrate da conti di paesi soggetti a sanzioni. Il medesimo ha dichiarato di aver riportato la questione al chief financial officer di Kraken ed al massimo funzionario per la conformità regolamentare già all’inizio del 2019, secondo i documenti di causa.

Nello stesso anno, l’OFAC ha iniziato a indagare su Kraken, concentrandosi sui conti della società in Iran, hanno affermato le persone che avrebbero familiarità con l’indagine. I clienti di Kraken avrebbero anche aperto conti in Siria e Cuba, ossia altri due paesi soggetti alle sanzioni statunitensi.

Gli sviluppi della questione Kraken

Nel 2020, l’OFAC multò BitGo , un servizio di portafoglio digitale con uffici a Palo Alto, in California, di oltre 98.000 dollari a causa di 183 apparenti violazioni delle citate sanzioni. L’anno scorso, ha altresì multato BitPay , un elaboratore di pagamenti crittografici con sede ad Atlanta, di oltre 500.000 dollari per 2.102 presunte violazioni. Coinbase avrebbe rivelato in un documento finanziario del 2021 di aver inviato avvisi all’OFAC segnalando transazioni che potrebbero aver violato tali sanzioni, sebbene l’agenzia non abbia intrapreso poi alcuna azione esecutiva.

Mr. Powell ha co-fondato Kraken nel 2011 ed è stato uno dei primi sostenitori di Bitcoin, una valuta digitale che è stata commercializzata in maniera completamente libera da qualsiasi influenza o regolamentazione governative. Nel 2018, l’ufficio del procuratore generale di New York ha chiesto a Kraken e ad altri 12 exchange di rispondere ad un questionario sulle loro operazioni. Kraken ha rifiutato di rispondere, con il signor Powell che ha definito lo stato di New York “ostile al business” su Twitter.

Nel 2019, il signor Powell ha avuto una discussione su Slack sul congedo parentale negli uffici di Kraken, ed avrebbe affermato che il congedo parentale era un peso per l’azienda in quanto un figlio “potrebbe anche essere un secondo lavoro, un hobby che distrae o comunque una dipendenza dannosa” oltre ad essere “qualcosa al di fuori del lavoro che ha un impatto negativo su di esso“.

La conversazione si è presto spostata su una discussione riguardante le conformità ai requisiti legali. Il signor Powell ha affermato che nella sua era importante considerare se “valga la pena rischiare di non seguire i requisiti legali“. Ha aggiunto: “Non seguire la legge per impostazione predefinita sarebbe sconsiderato, ma deve sempre essere considerato un’opzione“.

Powell e le sanzioni russe

Quest’anno, il signor Powell è stato una delle voci più forti nel settore delle criptovalute che hanno resistito alle richieste di chiudere gli account in Russia dopo che ha invaso l’Ucraina. Gli Stati Uniti hanno imposto sanzioni ad alcuni individui ed aziende in Russia, ma non hanno richiesto alle società di criptovalute di interrompere completamente l’accesso al mercato.

Secondo un documento che il signor Powell ha pubblicato su un canale Slack a livello aziendale per mostrare l’affluenza di clienti dell’azienda, Kraken sembrava essere ancora al servizio di conti in paesi soggetti a sanzioni, come appunto l’Iran. Tali dati provenivano da informazioni sulla residenza di account verificati con KYC. Il documento affermava che Kraken aveva 1.522 utenti con residenza in Iran, 149 in Siria e 83 a Cuba, secondo i dati recuperati dal Times. L’azienda contava anche oltre 2,5 milioni di utenti con residenza negli Stati Uniti ed oltre 500.000 in Gran Bretagna. Non appena trapelato il documento con tali tabulati è stato immediatamente reso non disponibile per la maggior parte dei dipendenti dell’exchange.

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