La Svezia abbandona il denaro fisico e migra verso la moneta elettronica

Uno dei trend maggiormente interessanti, in questo difficile 2020, nell’ambito delle monete elettroniche e delle criptovalute è senza dubbio quello inerente il forte interesse, da parte di molti paesi nel mondo, di voler tentare di introdurre, nella propria economia, una forma di pagamento virtuale.

E, pochi giorni fa, la prima a farlo ufficialmente è stata la Svezia.

Svezia e monete elettroniche

La notizia è dello scorso fine settimana, e fa anche abbastanza sobbalzare: la Svezia, infatti, ha comunicato di voler essere il primo paese ad abbandonare completamente il denaro fiat, per preferirgli una criptovaluta di stato. Del resto, sull’onda della forte ascesa delle monete elettroniche di tutto il mondo palesatasi con l’emergenza Covid-19, il paese nordico ha deciso di accelerare la transizione verso l’adozione di una sorta di “ corona digitale”  basata su un sofisticato protocollo crittografico, seguendo cioè l’esempio delle più celebri bitcoin ed ethereum, ma con la fondamentale differenza che la nuova moneta svedese non sarebbe decentralizzata, bensì supportata dallo Stato.

L’annuncio è stato del ministro delle finanze svedese, Per Bolund, che secondo la testata Bloomberg, ha comunicato che sarebbero in corso degli studi atti a verificare l’impatto di una moneta elettronica che proseguiranno sino a novembre 2022, e verranno condotti da un pull di esperti coordinati dalla parlamentare Anna Kinberg Batra, attualmente  Presidente del Comitato di Controllo della Riksbank (ovvero, la Banca centrale di Svezia).

I presupposti svedesi

La virata svedese verso le cripto (o meglio: verso una moneta elettronica), in un certo senso, non è esattamente un fulmine a ciel sereno. Secondo i dati della Banca Centrale, infatti, solo ad ottobre il numero delle transazioni eseguite in contanti nel paese nordico è stato inferiore al 10%. Sicuramente la crisi covid ha aiutato questo fenomeno, ma se si guarda alle statistiche si scoprirà che il calo è costante e parte da lontano:  se nel 2001, infatti, i pagamenti in contante misuravano il 56,3% della totalità, nel 2019 (anno antecedente lo scoppio del Coronavirus) erano crollati ad appena il 12,8%.

E sempre la Svezia aveva introdotto poi la sperimentazione di una criptovaluta di stato supportata dalla banca centrale: a fine 2019, infatti,  Stoccolma aveva annunciato un progetto pilota per la cosiddetta “e-krona” (la corona elettronica), realizzando una piattaforma informatica estremamente avanzata. Il progetto di e-krona, che nelle intenzioni doveva durare 12 mesi, si è effettivamente concluso in questi giorni, evidentemente in modo estremamente positivo.

Ora la palla passa alla politica, dal momento che contestualmente il governatore della banca centrale svedese, Stefan Ingves, ha da poco sottolineato l’importanza che qualsiasi adozione di criptovalute o monete elettroniche necessiti di un chiaro quadro normativo, di modo da poter fornire ai cittadini un chiaro riferimento in termini legislativi e fiscali.

Gli altri paesi

Non è solo la Svezia ad aver virato nella direzione delle monete elettroniche di Stato.  Poco tempo fa (l’abbiamo visto) è stata la Cina a dare il via ad una poderosa sperimentazione relativa allo yuan digitale, concentrando i propri sforzi nella città di Shenzhen, in cui sono confluiti 10 milioni di yuan elettronici (pari a circa 1,5 milioni di dollari) per circa 50 mila cittadini, che tutt’ora stanno vivendo in una sorta di bolla finanziaria, i cui effetti verranno valutati dal Governo Cinese.

Ma anche Banca Centrale Europea è da qualche mese impegnata alla ideazione della versione digitale dell’ euro, che nei prossimi anni potrebbe affiancare (e non sostituire) la moneta fisica,quantomeno per abituare i cittadini del Vecchio Continente ad una lenta e progressiva migrazione verso l’elettronico che, presto o tardi, dovrebbe arrivare.

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