Continua il mining di Bitcoin: emessi 19 milioni di BTC

La creazione di monete Bitcoin procede spedita, e nello scorso weekend i “miners” (ovvero coloro che prestano il potere computazionale dei propri computer alla blockchain di Bitcoin) hanno estratto la moneta 19 milionesima.

E’ un passaggio importante, se si pensa che BTC, per sua natura, non sarà più estraibile oltre 21 milioni, tetto massimo che – per via dei fenomeni relativi all’halving – dovrebbe essere ancora molto lontano.

Ad oggi, infatti, ogni blocco viene ricompensato con 6,25 BTC , ed ogni giorno mediamente se ne producono più o meno 900, dato che ogni blocco viene estratto ogni 10 minuti. Cifra, quella della ricompensa, destinata a calare a 3,125 dal 2024, quando un nuovo halving dimezzerà nuovamente le ricompense.

Questo (geniale) accorgimento, ovvero di conferire temporalmente ricompense sempre minori, fa sì che il Bitcoin sia uno degli asset assolutamente meno esposti al fenomeno dell’inflazione, proprio perchè se ne vede all’orizzonte la limitata disponibilità.

Come funziona il mining?

Il mining dei Bitcoin è il sistema tramite il quale vengono convalidate le transazioni che avvengono nella Blockchain di Bitcoin (detta anche Bitcoin Core), e vengono registrate all’interno di un database centralizzato.

E’ una funzione di duplice importanza: da un lato, la potenza computazionale di numerosi pc certifica la bontà e la sicurezza della rete Bitcoin, dall’altro chi presta le proprie risorse informatiche riceve una precisa ricompensa in termini di Bitcoin (o frazioni di esso).

Che cos’è il Bitcoin Core?

Il Bitcoin core è un network strutturato sui cosiddetti “nodi decentralizzati”. Ognuno, volendo, può diventare un nodo della rete: basta solo scaricare l’intera blockchain sul proprio PC. Alcuni tra questi nodi svolgono anche il ruolo di miners, contribuendo quindi a mantenere la rete operativa. 

I miners vengono ricompensati attraverso due canali: uno, derivante dalle commissioni di rete (le cosiddette fees sostenute per effettuare una transazione); due, con i Bitcoin coniati al momento della creazione di ogni blocco.

Tutti i nodi della rete che svolgono la funzione di miners hanno a disposizione un certo numero di macchine hardware (in base all’investimento iniziale) che forniranno la potenza di calcolo necessaria alla validazione delle transazioni all’interno del Bitcoin core.

Ogni 10 minuti le transazioni verificate sono raccolte in un blocco della grandezza di 1 MB e tutti i miners sono letteralmente in competizione tra loro per completare il cosiddetto processo di validazione, attraverso la soluzione di un complicatissimo problema matematico posto alla base dell’algoritmo che regola il mining, chiamato Proof of work (POW). Per la risoluzione del problema, ovviamente, serve la potenza computazionale di numerosissimi processori informatici, motivo per il quale la cosiddetta “competizione” risulta piuttosto dura. Esistono infatti delle vere e proprie “pool” di utenti che uniscono le loro forze nell’intento di certificare il blocco.

Il primo miner che risolve l’enigma crittografico certificherà la bontà del blocco e lo aggiungerà conseguentemente alla blockchain, così da assicurarsi la ricompensa (block reward).

Mining e ambiente

Si è discusso a lungo (e si continuerà a farlo) sull’impatto che Bitcoin e mining hanno sull’ambiente, a causa degli elevati costi in termini di corrente elettrica che i processori, per fornire ampio potere computazionale, consumano sulla rete elettrica internazionale.

Difficile dire dove stia la verità, tuttavia (per forza di cose) man mano che le possibilità del mining si assottigliano , con ricompense sempre più infime viene naturale pensare che l’attrattività dell’attività, per gli estrattori, non potrà che gradualmente calare, con buona pace delle aziende di energia.

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