Mining pools e decentralizzazione di Bitcoin

La rete informatica di Bitcoin è il sistema computerizzato più grande e sofisticato al mondo con unità operative localizzate in quasi ogni parte del mondo, dalla Cina agli Stati Uniti.

Con i recenti massimi storici del tasso di hash e del livello di difficoltà di mining, l’industria di Bitcoin sta conoscendo una competizione mai sperimentata in precedenza. Nel frattempo permangono domande in merito agli sforzi effettuati per il decentramento della rete della rete, e se essi siano sufficienti a combattere il dominio che la Cina ha acquisito nel settore.

Un elemento importante per la crescita complessiva del mining di Bitcoin e per la sua decentralizzazione è la rete di mining pools, le quali riuniscono i miners così da mettere assieme tutte le loro risorse ed affrontare in maniera più efficace le operazioni finalizzate ad ottenere la block reward, in un sistema così altamente competitivo.

Il ruolo delle mining pools

Il mining di Bitcoin sta diventando sempre più affollato, con tassi di difficoltà più alti che mai. Anche con le migliori attrezzature disponibili, i miners oggi hanno bisogno di una strategia sofisticata per sperare di avere successo, ed anche un po’ di sana fortuna vecchio stile.

“C’è il concetto di ‘fortuna’ che va tenuto in considerazione nel mining”, ha dichiarato Ryan Porter, responsabile dello sviluppo aziendale di BitOoda. “Se contribuisci alla rete con un tasso di hash dell’1%, nel lungo periodo genererai l’1% dei blocchi, ma a breve termine i tuoi premi possono essere molto scostanti a seconda di quanto sei effettivamente fortunato. Ad esempio, una settimana potresti ottenere anche il 5% dei blocchi, per poi non vincere alcun blocco magari per un mese”.

È questo il motivo che spinge molti miners a coalizzarsi per avere un apporto modesto ma pur sempre costante nel tempo, la famosa “goccia continua”.

“Il ruolo chiave svolto da una mining pool è l’appianamento del flusso di entrate per i miners”, ha aggiunto Porter. “Molte pool di mining si assumeranno il rischio della componente ‘fortuna’ e pagheranno i miner in base alla produzione prevista di bitcoin data dal loro hash power”.

John Lee Quigley, capo della ricerca per la società di mining di bitcoin HASHR8, che si dedica alla decentralizzazione e alla sicurezza di Bitcoin, prevede un incremento progressivo delle difficoltà per i piccoli miners, e ciò a vantaggio di una sempre più motivante crescita delle pool minerarie.

“Molti miner su larga scala operano appena al di sopra del margine e non possono permettersi di assumersi da soli la varianza della ricerca dei blocchi”. “Essi hanno delle spese da sostenere e hanno bisogno di un pagamento regolare. Le mining pool si assumono la varianza al posto loro. Svolgono un ruolo decisamente essenziale nel settore”. Le pools non solo forniscono attrezzature e consulenza, ma sono anche in grado di gestire una sofisticata “strategia di mining” che utilizza algoritmi in grado di massimizzare ogni entrata.

Il dominio cinese

Con la notevole eccezione della prima pool mai creata, “SlushPool” (la quale ha sede a Praga), tutte le grandi pool minerarie hanno sede in Cina, e ciò riflette l’attuale concentrazione del tasso di hash globale (dal 50 al 65 percento di tutto il tasso di hash mondiale concentrato nel orientale).

Le operazioni minerarie su larga scala sono cresciute più velocemente in Cina che in altre parti del mondo e le pools sono state una parte importante di questo sviluppo. In una recente intervista, Porter ha notato come il 55% del tasso di hash globale di Bitcoin provenga da sole quattro grandi pool di mining in Cina: F2Pool, Poolin, BTC.com e AntPool.

Siccome l’estrazione mineraria diventa sempre più competitiva con nuove iterazioni e tassi di difficoltà in aumento, anche i miners cinesi che sfruttano alcuni degli strumenti più economici al mondo cercano l’aiuto delle pools. I singoli minatori si uniscono alle pool non solo per una questione di varianza, am anche perché possono così operare mediante le sofisticate strategie di mining messe a loro disposizione ed ottenere informazioni e supporto dagli operatori delle pool.

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Situazione in Nord America

Quigley ha evidenziato quanto il Nord America, la seconda regione più grande al mondo per estrazione di Bitcoin, sia davvero in competizione con l’epicentro cinese.

“Il Nord America sta cercando di recuperare, tuttavia non ha ancora lasciato i blocchi di partenza quando si tratta di mining pool”, ha detto Quigley. “Sarà difficile competere per le pool nordamericane. Probabilmente ne vedremo altre emergere nei prossimi anni, ma come se la caveranno è tutto da vedere. Il modello di business del mining pool ha già margini estremamente bassi e le aziende nordamericane dovranno affrontare costi generali di gran lunga maggiori rispetto alle loro controparti cinesi”.

Oltre a questa differenza di competitività, Quigley ha notato che le pool con sede in Cina hanno già un vantaggio quasi ineguagliabile nel loro stretto rapporto con l’industria dell’hardware di strumentazione applicata al mining.

“La maggior parte dei minatori ha sede in Cina e molti accordi vengono conclusi in quelle zone faccia a faccia”, ha spiegato. “Nei principali HUB come Pechino, avvengono molti incontri segreti ai quali parteciperanno solo quelli dell’industria mineraria. Il tasso di hash che viene negoziato in questi incontri è virtualmente ad esclusivo vantaggio delle aziende cinesi e sarà quasi impossibile per le pool nordamericane competere in tal senso”.

Coinvolgimento dei governi nel settore del mining

Il 2020 è stato l’anno in cui i governi sono entrati a far parte del club. Il Venezuela ha creato il proprio pool minerario nazionale. L’Iran ha introdotto una nuova strategia mineraria e mining farms autorizzate che ora risultano conformi alla regolamentazione governativa. Il governo del Kazakistan sta investendo e promuovendo l’estrazione di Bitcoin per aiutare a diversificare il proprio settore petrolifero e del gas. Ma questi nuovi players fanno la differenza in termini di decentralizzazione del mining? 

Quigley di HASHR8 ha valutato i predetti sviluppi nel settore del mining affermando che “È difficile valutare come risponderanno i vari governi mentre l’industria mineraria di Bitcoin continuerà a crescere. Governi diversi reagiranno in maniere diverse. Dal Venezuela, abbiamo recentemente osservato le autorità che sequestrano le piattaforme ai cittadini. Ora, richiedono che tutti i minatori si registrino presso il governo ed utilizzino obbligatoriamente un pool minerario nazionale. L’Iran ha adottato un approccio più amichevole ed ha incoraggiato gli investimenti nelle infrastrutture minerarie. Sono state concesse in licenza alcune operazioni minerarie de in alcuni casi sono stati anche forniti dei sussidi per i costi dell’elettricità”.

Ci sono buone probabilità che questi tre esempi siano solo l’inizio di più governi che entrano formalmente nello spazio del mining di Bitcoin, ma ciò potrebbe non rivelarsi una buona cosa per la decentralizzazione, o anche la sicurezza, di Bitcoin.

“Il settore del mining avrà sempre una sorta di rapporto precario con il governo”, ha detto Quigley. “Un vicino coinvolgimento dei governi nell’industria mineraria solleverà sempre alcune ‘red flags’ tra coloro che sono maggiormente allineati all’ideologia originaria di Bitcoin. Nel caso in cui tutto il tasso di hash fosse diretto a delle pool minerarie di proprietà governativa, si materializzerebbe la capacità di censurare determinate transazioni, con metodi del tutto simili al nostro già attuale sistema finanziario”.

Pool, istituzioni e decentralizzazione del mining

Nell’odierno panorama delle mining pools di bitcoin, tenendo presente anche la concentrazione cinese e le preoccupazioni per le pool sponsorizzate dai governi mondiali, vale la pena chiedersi se l’attuale prospettiva che mostra questo settore porti o meno a rendere più centralizzato Bitcoin.

Secondo un recente rapporto di Coinmetrics, l’industria mineraria sta diventando complessivamente più decentralizzata man mano che nuove aree in tutto il mondo si aprono all’estrazione mineraria, seppur anche il ruolo della Cina continui parallelamente a crescere.

Samson Mow, CSO di Blockstream Mining, rimane ottimista sul futuro del decentramento minerario e prevede una crescita costante delle pool minerari nordamericane. Egli ha osservato che, sebbene possa ancora esserci un rischio di concentrazione del potere in determinate entità specifiche, questa, resta comunque una possibilità piuttosto remota. “Il mining mediante pools è sempre un potenziale rischio in termini di attacco alla rete, ma fortunatamente è relativamente facile per i miner cambiare pool, quindi costituisce comunque solo una minaccia a breve termine”.

Da parte sua, Porter vede un certo decentramento avanzare grazie alla crescente istituzionalizzazione. Man mano che le nuove società, comprese le borse, offriranno servizi di mining ai clienti, esse lavoreranno con delle pools o ne creeranno di proprie. Porter ha citato gli esempi di Binance, Huobi e OKEx, che, oltre ai servizi di exchange, ora gestiscono pool minerarie che consentono ai miners di raccogliere i loro premi di blocco e scambiare monete digitali senza alcun problemi. “Penso che si vedrà la stessa cosa in altri mercati mentre il tasso di hash continua ad espandersi anche al di fuori dell’Asia”, ha detto Porter.

Sebbene l’espansione del tasso di hash al di fuori dalla Cina aiuti molto in termini di decentralizzazione del mining di Bitcoin, altre operazioni di mining istituzionale stanno nascendo nel Nord America, sollevando conseguenti dubbi sul fatto che il decentramento del tasso di hash avvenga effettivamente tramite questo tipo di operazioni. Secondo Mow, la capacità delle istituzioni al di fuori della Cina di proteggere e far funzionare le attrezzature minerarie è la chiave per una crescita decentralizzata. “Le cose vanno molto meglio ora che abbiamo più produttori di sistemi ASIC, provider di hosting come Blockstream, ed hash rate distribuiti in maniera più uniforme tra le diverse pools”.

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