Parlamento Europeo: un fondo per i crimini in criptovaluta?

Uno dei principali elementi su cui si basano le teorie dei critici di Bitcoin e criptovalute, è legato alle elevate possibilità di incorrere in scam e truffe di vario genere.

In questo senso, un avvocato ha presentato al Parlamento europeo una proposta per  l’istituzione di un fondo finalizzato al risarcimento dei truffati tramite criptovalute in Europa.

Una petizione contro le truffe in criptovaluta

Una petizione è stata recentemente presentata al Parlamento europeo, chiedendo che il massimo organismo istituzionale del Vecchio Continente possa attuare una risorsa atta a risarcire le vittime legate ai crimini e alle truffe perpetrate tramite criptovalute. In particolare, i crimini menzionati nella petizione includono frodi, pirateria ed estorsione, tutte a mezzo criptovaluta.

Secondo l’autore, l’avvocato londinese Jonathan Levy, la petizione chiede al Parlamento europeo di attuare una serie di provvedimenti normativi per “risarcire le vittime” di attività criminali legate alle criptovalute.

Levy ha sottolineato che, ad oggi, “nessun finanziamento di criptovalute è stato accantonato per compensare le vittime di attività criminali ad esse direttamente collegate” nell’Unione europea (UE). L’avvocato propone di implementare una commissione di 0,0001 cent per euro sulle transazioni crittografiche, che andrebbe a costituire una sorta di “superfondo delle vittime per le frodi“.

Un fondo per cambiare rotta

Secondo la petizione, le vittime di crimini legati alle criptovalute hanno “tentato di recuperare le loro perdite in modi diversi”, come procedimenti legali nei tribunali nazionali all’interno dell’UE. Tuttavia, afferma Levy, “nessuno di questi rimedi ha avuto successo a causa della natura multi-giurisdizionale” delle transazioni crittografiche.

Il documento continua ad approfondire la questione:

Levy osserva che né la Commissione né il Mediatore europeo fino ad oggi si sono dichiarati competenti in materia. L’avvocato, pertanto, esorta il Parlamento europeo ad agire direttamente per aiutare le vittime di crimini crittografici come parte della sua strategia, al fine di agevolare la UE alla creazione di un vero mercato unico per i servizi finanziari digitali.

Levy è un nome noto nella sfera crittografica per aver rappresentato le vittime di una presunta truffa, avvenuta mesi or sono, da parte dell’exchange di criptovalute irlandese Bitsane. Egli ha fatto riferimento a questo caso come un esempio di come le autorità irlandesi “avevano ottenuto poco o nulla” per rintracciare i fondi rubati.

Al momento della presentazione della petizione, l’avvocato sostiene che i fondi delle vittime rubate superano la soglia dell’equivalente di un 1 miliardo di dollari.

La petizione, lanciata nel 2020, sta iniziando ad avere svariati sostenitori. Inoltre, il suo status rimane “disponibile per i sostenitori” sul sito web del Parlamento europeo.

Una petizione complicata

Ma la fattibilità della petizione è ancora dubbia. In prima battuta, infatti, la reazione delle autorità europee non sembra essere stata particolarmente positiva: alcune indiscrezioni provenienti  del Parlamento europeo, infatti, hanno riferito che la tendenza appare quella di opporsi alla creazione di un superfondo di 0,0001 cent per euro di criptovaluta in favore del fondo per vittime di crimini crittografici: infatti, la maggior parte dei crimini crittografici pare si verifichi al di fuori della giurisdizione dell’UE. Infine, dettaglio non irrilevante, ad oggi l’UE ha affermato di non avere la competenza per creare e amministrare un tale fondo.

Staremo a vedere che succede: di certo, una certa cautela, con le operazioni effettuate tramite Bitcoin e criptovaluta, va mantenuta in ogni caso.

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