Quali sono i paesi col maggior tasso d’adozione di criptovalute?

Spesso si parla di Cina e Stati Uniti come i maggiori paesi che contribuiscono alla sviluppo e all’adozione di criptovalute e blockchain più in generale. Del resto, tra informatici, sviluppatori, mining pools, aziende, ICO e quant’altro sarebbe difficile pensare il contrario.

Recentemente, però, il sito Chainanalysis (un’autorità nell’analisi dei dati dei mercati crittografici) ha effettuato un’analisi sui paesi ritenuti maggiori fruitori di criptovalute: i risultati sono stati abbastanza sorprendenti.

E’ infatti l’Ucraina il paese al mondo dove si utilizzano maggiormente le criptovalute, seguita da Russia e Venezuela.

I parametri della ricerca

Per arrivare a dei risultati significativi, i ricercatori di Chainanalysis ha tenuto conto di alcune variabili:

  • il valore delle singole criptovalute;
  • il numero di depositi on-chain;
  • il volume degli scambi peer-to-peer.

I dati poi sono stati ponderati in base alla parità di potere d’acquisto pro capite e al numero di utenti Internet in ciascun paese.

I risultati della ricerca

Il primo commento da parte dei ricercatori di Chainanalysis riguarda la Russia, paese definito “abituato” ai pagamenti elettronici, quindi con un popolo meno reticente ad imparare ed utilizzare la formula dei pagamenti in criptovalute.

L’Ucraina, capolista di questa statistica, è ritenuta invece una “popolazione estremamente attenta alle nuove tecnologie”, con un “ambiente industriale in via di sviluppo”: questo risulta essere il motivo per cui le cripto, a Kiev, stiano imperversando. Tuttavia – è doveroso ricordarlo – la criminalità informatica in questo paese registra ancora tassi molto elevati, e non è da escludere che si faccia grande uso di criptovaluta anonima (alla Monero, per intenderci) per effettuare trasferimenti illeciti ed elusivi del fisco.

Tuttavia, Kiev resta un paese su cui la comunità cripto punta molto, dal momento che il governo ucraino è definito “cripto-curioso”, nonché attualmente al lavoro per integrare la blockchain con le aziende locali.

E’ da sottolineare, poi, come sia per l’Ucraina che per la Russia, la pandemia COVID-19 abbia costituito un traino per l’adozione, poiché la crisi sanitaria ha colpito duramente entrambe le economie.

Top 10 cripto

E la Cina?

E’ curioso il caso della Cina, il cui livello di sviluppo cripto appare molto disomogeneo: se da un lato Pechino occupa il primo posto in termini di valore totale delle transazioni, si classifica solo al quarto posto in questa classifica per lo scarso numero di depositi ma soprattutto per gli irrisori scambi di valute tra utenti, relazionati però alla numerosissima popolazione cinese.

Le nazioni che registrano il maggior numero di scambi P2P, invece, sono Kenya e Venezuela: se stupisce il caso del paese africano (che occupa un posto di rilievo in questa classifica dal momento che l’economia del proprio paese, in termini di settore bancario, risulta piuttosto arretrato), è invece quasi ovvia la presenza del paese centroamericano, che sta vivendo una crisi finanziaria molto profonda in cui la valuta FIAT ha perso tutto il suo valore, e le istituzioni stanno tentando di dirottare la finanza sul mercato delle criptovalute.

E l’Europa Occidentale?

Il report segnala anche alcuni risultati piuttosto inaspettati, come ad esempio il Vietnam (che occupa il secondo posto per valore delle transazioni al dettaglio e in generale per numero totale di transazioni on-chain), nonostante alcuni tentativi da parte del governo locale di impedire l’utilizzo delle crypto. Sintomo che, probabilmente, la criptovaluta è vista come uno strumento per generare economie alternative.

Infine, risulta interessante notare come nessuna nazione dell’Europa occidentale entri nella top10 dell’indice di Chainalysis. Ben vengano, quindi, le regolamentazioni richieste a gran voce dai paesi dell’Eurozona, se potranno agevolare l’ascesa di Bitcoin e criptovalute in generale.

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