Russia, Ucraina e Bitcoin: il compromesso cripto

Notizie poco incoraggianti continuano ad arrivare dal fronte russo ucraino per quanto riguarda i rapporti tra Russia e Ucraina. Ogni giorno vediamo aggiornarsi notizie su quotidiani e telegiornali, che parlano di tensioni in aumento o in diminuzione, a seconda del momento, tra i due paesi: la situazione qui è certamente tesa e non accenna a distendersi in fretta, dal momento che non si riescono a riscontrare punti in comune tra le due Nazioni. Solo su una cosa sembrano essere dalla stessa parte, ossia sulle criptomonete: pur mantenendo, non c’è sicuramente bisogno di ribadirlo, una linea assolutamente indipendente, portata avanti da ciascuno Stato in modo autonomo, sembra che sia Mosca che Kiev siano pronte a fare passi avanti verso l’uso e la regolamentazione degli asset digitali come Bitcoin, Ethereum e compagni.

La situazione in Russia: tra regolamentazione e test finanziari

Pur con qualche riserva sembra che la Russia si stia avviando a grandi passi verso un’apertura al mining delle criptovalute e ad una regolamentazione delle monete elettroniche.

Da una parte il Ministro delle finanze, dall’altra la Banca Centrale e nel mezzo Putin, che chiede a gran voce di trovare un compromesso. Se, infatti, la Banca Centrale vorrebbe mettere al bando tutte le attività di mining di criptovalute, adducendo motivazioni legate alla sfera ambientale (è ormai noto quanto sia annosa la questione del mining dei Bitcoin, che richiede una quantità spropositata di energia elettrica per poter estrarre le monete elettroniche; questo crea ovviamente un forte inquinamento ambientale, che desta notevoli preoccupazioni; va però riportato che da questo punto di vista si stanno facendo notevoli sforzi che stanno portando a non pochi risultati), considerando, inoltre, l’ipotesi di eliminare definitivamente tutte le attività finanziarie non direttamente collegate agli enti tradizionali. A differenza, però, di quanto successo in Cina, dove sono state vietate sia le criptovalute che le attività di mining delle stesse, in Russia difficilmente si potrà avverare uno scenario di questo tipo: Putin sembra favorevole alla regolamentazione delle monete digitali, introducendo eventuali tasse sull’estrazione di Bitcoin, andando incontro al ministero delle finanze. Anton Siluanov , Ministro delle finanze, per l’appunto, ha proposto una regolamentazione volta a normare le attività di trading legate agli asset digitali, così come il loro utilizzo e il mining, andando ha consentire tutte le attività legate agli investimenti in cripto moneta, escludendo invece la possibilità di utilizzarla come strumento di pagamento. Inoltre, viene introdotto un obbligo di identificazione per coloro che decidono di acquistare valute elettroniche, mentre è ancora in fase di valutazione l’ipotesi di far sostenere un test in materia finanziaria a chi volesse approcciarsi al mondo della blockchain, stabilendo un tetto massimo annuale di criptovalute di circa seimila Euro, che si abbassa a poco più di cinquecento per coloro che non riusciranno a superarlo.

In Ucraina: sempre più verso la legalizzazione dei cripto asset e al loro largo utilizzo

Se a Mosca, quindi, ancora non si è arrivati ad una definizione assoluta in tema cripto, questo non si può certo dire a Kiev, che muove invece sempre più verso la regolamentazione delle valute elettroniche. È stata, infatti, recentemente approvata una legge che prevede il rilascio dei permessi ai fornitori di servizi legati a Bitcoin e alle altre criptovalute, sotto la supervisione del Commissione Nazionale. Anche se non si può parlare di un cambiamento drastico, come è invece accaduto a El Salvador pochi mesi fa, dove il Bitcoin è diventato moneta a corso legale, si tratta comunque di un passo avanti notevole, soprattutto se consideriamo che l’Ucraina è dietro solo a Vietnam, India e Pakistan, per quanto riguarda i volumi di scambio di criptovaluta. Inoltre, data la particolare situazione geopolitica, le monete elettroniche vengono considerate più sicure rispetto alla valuta nazionale.

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