Sarà la Spagna il nuovo centro europeo del mining?

Avevamo visto, nelle scorse settimane, come in Kazakistan una situazione senza precedenti dal punto vista politico (ricca di proteste e decisioni controverse) avesse portato alla cessazione dell’utilizzo dei social media, della rete e degli strumenti informatici, a seguito di pesanti proteste di popolo in virtù di spropositati aumenti del costo della corrente elettrica.

Come risultato di tutto ciò, le mining – farm (di cui il Kazakistan era ricco, per il costo fino a quel momento estremamente basso dell’energia) sono state costrette alla chiusura, con l’immediata ripercussione di un crollo del prezzo di Bitcoin.

La Spagna, tramite i propri rappresentanti politici, si è detta “pronta ad accogliere i miners” nella propria regione.

Il tweet della deputata iberica

A seguito dell’enorme caso mediatico riferito all’inibizione della rete da parte delle autorità kazake, e dello stop al mining nell’ex regione sovietica, la deputata spagnola María Muñoz Vidal ha recentemente espresso la volontà che sia la Spagna a diventare una nazione sicura da un punto di vista legislativo per chi volesse operare in Bitcoin.

Muñoz, deputata del partito Ciudadanos e membro del Congresso dei Deputati della Spagna, ha presentato un’interrogazione alla Camera spagnola in cui chiede un’inchiesta inerente l’impatto sul mercato delle cripto delle proteste di queste settimane in Kazakistan .

Nell’interrogazione, la deputata sottolinea come il Kazakistan sia diventato il secondo mercato per mining di Bitcoin, dopo gli Stati Uniti, e questo come conseguenza della scelta cinese del passato di vietare il mining di criptovalute.

Secondo gli studi a sua disposizione, la Muñoz sostiene che il ban di Internet nel Kazakistan avrebbe portato non solo alla cessazione delle attività di mining, ma anche ad un conseguente calo di hashrate di Bitcoin di circa il 14% , che come ripercussione avrebbe fatto calare il valore di BTC sotto i 43.000$.

Va detto che usualmente è il prezzo al ribasso che fa diminuire l’hashrate, e non il contrario; tuttavia, è innegabile che la situazione kazaka abbia influito negativamente sul mercato di Bitcoin, delle criptovalute e del mining internazionale, dato anche il grande clamore suscitato da questa insolita situazione sociopolitica.

Spagna e Bitcoin

Muñoz ha poi rivelato come già nel 2021 si fosse valutata, in Spagna, un’iniziativa nazionale denominata ‘Strategia Nazionale per le Criptovalute’, a cornice dell’istituzione di un ampio pull di esperti in cripto e Bitcoin, al fine di generare un quadro normativo chiaro, flessibile e favorevole su mining, blockchain e monete elettroniche.

E tutto ciò sarebbe stato utile a far sì che il paese iberico potesse diventare un polo attrattivo per gli investitori in cripto. Mercato, quest’ultimo, inevitabilmente in crescita nei prossimi anni sia in Unione Europea che nel mondo.

La suddetta iniziativa, però, non aveva trovato successo; vedremo se questa interrogazione – basata su una delicata situazione internazionale – potrà tornare utile ad uno sdoganamento legislativo definitivo di Madrid.

La situazione Kazakistan

La situazione in Kazakistan, l’abbiamo detto, è stata ed è tra le più delicate: rivolte ed incidenti sono stati protagonisti a seguito della politica adottata dalla famiglia Nazarbayev (clan che politicamente comanda il paese, nonostante formalmente sia in mano al presidente Qasym Tokaev), che ha portato all’impennata dei prezzi del carburante.

Benzina, gasolio e gas, infatti, hanno subito in questi giorni la cessazione di una politica di calmierazione del prezzo del Gpl in favore di soluzioni affidate al libero mercato, col risultato di far diventare lievitare i prezzi che in poche ore sono raddoppiati. E, fra le tante misure prese per controllare le rivolte, un blocco quasi totale di Internet disposto dalle autorità.

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