Tether trova un accordo con lo stato di New York

Il procuratore generale di New York Letitia James, nell’esercizio dei suoi poteri finalizzati alla protezione degli investitori da eventuali piattaforme di trading che agiscano ai margini della legalità, ha richiesto a Bitfinex e Tether di terminare ogni attività di trading con gli abitanti di New York. 

Milioni di persone in tutto il paese e nel mondo oggi utilizzano le valute digitali crittografate come sistemi di scambio decentralizzato per acquistare beni e servizi attraverso transazioni online. 

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Le stablecoin, in particolare, sono valute virtuali che dovrebbero avere sempre il medesimo valore nominale in quanto legate all’andamento di valore di cambio del dollaro americano. Nel caso di Tether, la società aveva dichiarato che ciascuna delle stablecoin immesse finora nel mercato era sostenuta con un rapporto di “uno a uno” da dollari statunitensi custoditi in appositi conti di riserva, tuttavia, un’indagine dell’Ufficio del procuratore generale ha rilevato che iFinex –società che opera tramite Bitfinex- e Tether, avrebbero rilasciato false dichiarazioni su tali controvalori custoditi, probabilmente allo scopo di nascondere rilevanti perdite riportate proprio da Bitfinex.

Gli sviluppi dell’indagine su Tether

Martedì scorso, iFinex, la società madre del popolare exchange di criptovalute avrebbe risolto un’indagine che durava ormai da due anni promossa dal Procuratore generale dello Stato di New York. Mentre la società ora celebra pubblicamente che la sua stablecoin e l’exchange possono superare tale episodio, esperti legali affermerebbero che iFinex potrebbe comunque permanere sotto la lente d’ingrandimento di altri procuratori generali, oltre che del Dipartimento di Giustizia statunitense.

Il caso di New York contro iFinex risale all’aprile del 2019 dopo che il procuratore generale aveva affermato che Bitfinex ha utilizzato illegalmente un prestito di 850 milioni di dollari da Tether per riparare a dei fondi mancanti. Nel frattempo, Tether aveva ridotto i dollari che aveva custoditi in riserva. È importante sottolineare che l’azienda all’epoca aveva affermato che la propria stablecoin Tether, progettata appunto per mantenere il suo valore, era sostenuta con il famoso rapporto di 1 Tether : 1 dollaro USA, anche se ora diversamente afferma come le sue riserve includano in realtà anche altre tipologie di attività. 

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Come parte dell’accordo intervenuto in questi giorni, Tether e Bitfinex dovranno cessare immediatamente di fare affari con i cittadini e le aziende stabilitesi nello stato di New York e presentare rapporti dalla cadenza trimestrale documentanti le famigerate riserve. La società dovrà altresì corrispondere una cifra che ammonta a 18 milioni e mezzo di dollari, a titolo di sanzione.

Le dichiarazioni del procuratore di New York

Bitfinex e Tether hanno coperto sconsideratamente ed illegalmente enormi perdite finanziarie per mantenere attivo il loro piano finanziario e proteggere i loro profitti“, ha affermato il procuratore generale James. “L’affermazione di Tether secondo la quale la sua valuta virtuale sarebbe sempre completamente sostenuta da dollari USA era una falsità. Queste società oscuravano il vero rischio che gli investitori hanno dovuto affrontare e sono state gestite da persone ed entità prive di alcuna licenza e regolamentazione, le quali operavano negli angoli più oscuri del sistema finanziario. Questa risoluzione chiarisce che coloro che scambiano valute virtuali nello stato di New York, e che pensano di poter evitare le nostre leggi non possono e non lo faranno. La scorsa settimana, abbiamo citato in giudizio per chiudere Coinseed per la condotta fraudolenta tenuta. Questa settimana, stiamo intervenendo per porre fine alle attività illegali di Bitfinex e Tether a New York. Queste azioni legali inviano un messaggio chiaro, ossia che resisteremo all’avidità aziendale, indipendentemente dal fatto che provenga da una banca tradizionale, da una piattaforma di scambio di valuta virtuale o da un qualsiasi altro tipo di istituto finanziario “.

L’indagine dell’OAG ha rilevato che, a partire dalla metà del 2017, Tether non aveva accesso a servizi bancari, in nessuna parte del mondo, e quindi per periodi di tempo considerevoli non ha tenuto riserve per sostenere i Tether in ​​circolazione al tasso di un dollaro per ognuno, contrariamente a quanto viceversa rappresentato. Di fronte alle persistenti domande sul fatto che la società possedesse effettivamente o meno fondi sufficienti, Tether ha pubblicato una “verifica fai da te” delle sue riserve di liquidità, che ha definito “uno sforzo in buona fede da parte nostra per fornire un’analisi provvisoria della nostra posizione di cassa“. In realtà, i contanti apparentemente a sostegno di Tether sarebbero stati depositati sul conto di Tether solo la mattina stessa della prodotta “verifica” d’azienda. L’1 novembre 2018, Tether ha pubblicizzato un’altra autoproclamata “verifica” della propria riserva di cassa, questa volta detenuta presso Deltec Bank & Trust Ltd. delle Bahamas. L’annuncio è collegato a una lettera del primo novembre 2018, in cui si affermava come i Tether fossero completamente garantiti in contanti, uno ad uno. Tuttavia, il giorno successivo, il 2 novembre 2018, Tether ha iniziato a trasferire fondi dal proprio conto, trasferendo centinaia di milioni di dollari dai conti bancari di Tether ai conti di Bitfinex. E così, a partire da tale data le stablecoin circolanti non potevano più essere garantite “uno ad uno” da dollari USA depositati presso un conto bancario. 

Nel 2017 e 2018, Bitfinex ha iniziato a fare sempre più affidamento su “processori di pagamento” di terze parti per gestire i depositi e prelievi dei clienti sulla piattaforma di trading Bitfinex. Nel 2018, mentre tentava di spostare denaro, Bitfinex ha subito una perdita di fondi piuttosto rilevante e non rivelata. Il 7 ottobre 2018, Bitfinex ha affermato di “non comprendere completamente gli argomenti che pretendono di mostrarci insolventi“. Il 26 aprile 2019 – dopo che l’OAG ha rivelato in atti giudiziari che circa 850 milioni di dollari erano scomparsi e che Bitfinex e Tether avevano ingannato i rispettivi clienti – la società ha rilasciato una falsa dichiarazione secondo la quale “siamo stati informati che questi importi non sono persi ma sono stati, di fatto, sequestrati e salvaguardati“. La realtà, tuttavia, era che Bitfinex, in effetti, non sapeva dove si trovassero tutti i fondi dei clienti detenuti dalla società sulla quale avevano fatto affidamento, Crypto Capital. Dall’inizio della sua interazione con l’OAG, iFinex e Tether hanno affermato falsamente di non consentire l’attività di trading dei newyorkesi. L’indagine dell’OAG ha stabilito che ciò non era vero e che le società hanno operato per anni come entità prive di licenza e non regolamentate, scambiando illegalmente valute virtuali nello stato di New York. Nell’aprile 2019, l’OAG ha chiesto e ottenuto un’ingiunzione contro ulteriori trasferimenti di attività tra Bitfinex e Tether, che sono di proprietà e controllate dallo stesso piccolo gruppo di individui.

La questione Tether è quindi risolta?

Quindi, sembra ora tutto risolto? Alcuni accaniti sostenitori della criptovaluta sembrerebbero pensarla in questo modo, ma New York non è l’unico stato USA che ha il potere di indagare su Tether e Bitfinex. Marc Boiron, consigliere generale presso una nota azienda che opera nel campo dei prestiti crittografici, ha ammesso di non avere opinioni confortanti sui piani futuri dei pubblici ministeri USA, e che nuove indagini rimangono una possibilità da tenere in considerazione: “la mia aspettativa sarebbe che ogni altro procuratore generale di stato aspetterebbe di vedere come Tether gestisce i requisiti imposti negli accordi newyorkesi, specialmente per quanto riguarda le verifiche sulle riserve di valore […] qualora non fossero soddisfatti di tali rivelazioni, potremmo sicuramente vederli agire di conseguenza“.

Secondo l’avvocato e professore del Chicago College of Law Olta Andoni, anche se la sanzione pecuniaria è piuttosto irrisoria per una compagnia del genere, Tether deve rivelare molto ora con gli accordi che sono stati presi. Ciò non rappresenterebbe, di fatto, una vera e propria vittoria schiacciante, potremmo dire: “penso che quello che succederà è che sicuramente il NY attorney general supervisionerà tutto ciò molto da vicino perché ne hanno ancora il diritto e se si legge l’accordo si vede come hanno una lunga lista di elementi che Tether deve saper rispettare. In qualsiasi momento, non vi si conformeranno, possono sicuramente subire ulteriori azioni”.

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Il Dipartimento di Giustizia degli Stati Uniti, ha già aperto un’indagine su Tether nel 2018, e potrebbe anche intervenire per indagare sulle richieste di riciclaggio di denaro, dato che Tether viene scambiato con Bitcoin anche al di fuori degli Stati Uniti per poi essere ritraserito in exchange che operano all’interno della giurisdizione americana. L’Ufficio del procuratore generale di New York ha rifiutato di commentare se abbia o meno condiviso informazioni sull’indagine con funzionari del Dipartimento di Giustizia, ma, anche qualora il DoJ (department of justice) non venisse coinvolto, altri stati USA potrebbero comunque agire di propria iniziativa. Il Texas, ad esempio, ha emanato stringenti linee guida implicanti che Tether non dovrebbe essere autorizzata a svolgere la propria attività. In ogni caso, va considerato come questa esperienza abbia messo (almeno parzialmente) a prova la difesa legale proponibile da Tether. In futuro vedremo se ci saranno nuovi sviluppi sul tema, e certo è, che molti noti exchange che prima operavano quasi esclusivamente con il cross criptovaluta-USDT (Tether appunto) hanno ormai da tempo cominciato ad implementare anche altri tipi di stablecoin che sembrerebbero sottrarsi all’occhio del ciclone che ha investito la più famosa criptovaluta legata al dollaro statunitense.

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