Cosa sono gli exchange decentralizzati?

Soprattutto per quei trader che si possono definire “ad alta frequenza”, ossia che effettuano milioni di operazioni giornaliere, gli exchange decentralizzati e non custoditi (DEX) costituiscono un nuovo potente strumento di trading, e che forse, rappresenta anche un orizzonte inevitabile. Scopriamone assieme i motivi seconod quanto sostenuto dagli esperti.

Exchange decentralizzati e trading professionale

Le cd. società operano col trading ad alta frequenza (HFT), i cui algoritmi piazzano ogni giorno milioni di operazioni finemente sintonizzate, allo scopo di battere l’operatività delle società di trading concorrenti cercano di negoziare accordi di trading specifici con gli exchange centralizzati che presentano la maggiore liquidità nel mercato, così da posizionare i propri bot di trading automatizzato a stretto contatto con i relativi server ed avere un vantaggio in termini di latenza sui concorrenti.

L’ascesa degli exchange decentralizzati (DEX) minaccia di ribaltare quanto appena detto. A differenza degli exchange centralizzati, gli exchange decentralizzati sono distribuiti in tutto il mondo e sono spesso gestiti, almeno in parte, da comunità anonime. Negli exchange decentralizzati, quindi, i cosiddetti high frequency traders non sono più in grado di contattare eventuali autorità centrali o chiamare una hotline dell’assistenza clienti se le cose vanno male.

Gli exchange decentralizzati esistono già dal 2014, ma hanno consolidato il loro valore durante il recentissimo boom della finanza decentralizzata (DeFi) al quale abbiamo assistito durante l’anno appena trascorso. Uniswap, che è l’exchange decentralizzato più popolare ad oggi, il 30 agosto scorso ha superato il principale exchange di criptovalute centralizzato Coinbase in termini di volume di scambio, dopo che i suoi utenti sono arrivati a scambiare oltre 400 milioni di dollari in criptovaluta giornalieri. Una cifra che per oggi è decisamente esorbitante per una piattaforma “non custodita”.

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Qualora la maggior parte del trading reale cominciasse ad avvenire in questo tipo di nuove piattaforme, allora diverrà necessario adottare strategie di “market making” più sofisticate, ha affermato Anil Kamath, CTO di Efficient Frontier, una società israeliana di high frequency trading che opera nel settore del commercio delle criptovalute dal 2016.

Gli scambi decentralizzati continuano tuttavia a costituire solo una piccola parte del mercato crittografico. A partire dalla fine di novembre, oltre 600 milioni di dollari in criptovaluta sono stati scambiati su tali DEX con cadenza giornaliera, secondo Dune Analytics, su di una quantità quantità totale di criptovaluta scambiata dall’intero mercato di quasi 200 miliardi di dollari, per CoinMarketCap. Ciò significa che il trading effettuato con gli exchange decentralizzati rappresenta ancora meno dell’1% dell’intero volume di scambi del mercato delle criptovalute.

DEX: una ventata di novità

I DEX sono veramente uno strumento nuovissimo e non tutti si dicono ancora sicuri possano rappresentare il posto giusto per il trading high frequency, o almeno non per ora.

Vanno però evidenziate un paio di ragioni per cui gli high frequency traders potrebbero eseguire i propri bot di trading anche sui citati exchange decentralizzati (ad esempio Efficient Frontier scambia circa 150 milioni di dollari al giorno, e sta già osservando in maniera serrata l’andamento di tali spazi di mercato per coglierne eventuali opportunità).

A differenza degli exchange centralizzati, i DEX non sono soggetti alle autorità di regolamentazione e gli utenti possono “listare” qualsiasi token che desiderino. Ciò significa che gli HFT possono effettuare operazioni sui token addirittura prima che essi raggiungano i principali exchange centralizzati. E gli exchange decentralizzati non sono custodiali, il che significa che, almeno in teoria, non è possibile portare a termine truffe allo scopo di uscire fraudolentemente dal mercato, però, affinché gli high frequency traders possano trarre vantaggio dagli exchange decentralizzati, sarà necessario, come dicevamo, cambiare le strategie messe in campo fino ad oggi.

Per cominciare, i DEX, che sono ancora agli inizi, e sono sia lenti che costosi da usare. Il costo per effettuare ordini, annullare ordini ed ottenere informazioni è molto più alto di quello a cui si è abituati negli scambi tradizionali o negli exchange centralizzati, dove il costo di effettuare tali ordini è pressochè trascurabile. Pensiamo ad esempio al GAS per effettuare transazioni con la blockchain di Ethereum.

Il denaro solitamente destinato, ad esempio, ai servizi di co-locazione (spostare i bot di trading più vicino ai server di un exchange), potrebbe dunque essere speso per pagare commissioni di transazione più elevate su exchange decentralizzati, e così colmare eventuali vantaggi competitivi sulla concorrenza. Se un bot di trading paga per far sì che il suo operato venga elaborato più velocemente della concorrenza, potrebbe superare la prontezza del mercato e realizzare un conseguente profitto. Un HFT potrebbe persino eseguire un nodo in proprio, e fungere da validatore, in modo tale da poter riorganizzare le transazioni di un blocco per garantire che il loro operato sopravanzi in termini di speditezza quello di chiunque altro.

O ancora, gli high frequency traders potrebbero utilizzare soluzioni di livello 2, ossia dei software applicati ad una blockchain così da eseguire le medesime operazioni più velocemente. I DEX hanno solo un costo molto alto per fare diverse operazioni quindi diviene necessario ottimizzare i modelli di trading attuali a questi scenari completamente differenti. Efficient Frontier sostiene IDEX, storico exchange decentralizzato che supporta strategie di trading avanzate e si concentra sulla facilitazione delle transazioni a bassa latenza. L’elaborazione delle transazioni Uniswap a volte richiedono qualche minuto, decisamente troppo per gli HFT.

La sfida degli exchange decentralizzati

Poiché gli scambi decentralizzati tendono ad erodere una quota di mercato, gli exchange centralizzati devono continuare a garantire che le loro piattaforme rimangano attraenti per gli HFT. E questa è una sfida per loro, forse la più difficile affrontata fino ad oggi. 

decentralizzati vs centralizzati

Gli exchange di criptovaluta in generale, che siano decentralizzati o centralizzati, sono un animale molto diverso dagli scambi che avvengono da decenni nei mercati tradizionali. In essi vengono infatti recitati ruoli del tutto nuovi e differenti: la piattaforma di scambio e la società custode si occupano dell’elaborazione dell’operatività giornaliera e fungono da “broker”.

Storicamente, sono stati comunque inclini ad instabilità, lentezza e, occasionalmente, anche truffe. Tuttavia quest’anno la performance degli exchange centralizzati è migliorata rispetto al passato. I principali si stanno avvicinando veramente molto a ciò a cui siamo abituati nei mercati tradizionali. Stiamo cominciando a parlare infatti di 10 millisecondi tra andata e ritorno dell’input.

Altri di essi si stanno allontanando dall’hosting basato su cloud di Amazon, che “ovviamente non è adatto per l’alta frequenza”, data la necessità di trading a bassa latenza, e dunque vengono preferiti data center specializzati a tali scopi.

Jason Lau, dell’exchange di criptovalute OKCoin, ha affermato che ci sono ancora validi motivi per cui i trader ad alta frequenza potrebbero preferire gli exchange centralizzati agli scambi che avvengono in maniera decentralizzata. Per prima cosa, sebbene gli exchange decentralizzati siano in aumento e pieni di potenziale, oggi costituiscono una parte del tutto risibile del complessivo mercato delle criptovalute. “Penso che il trading ad alta frequenza in particolare su DEX non sia abbastanza sviluppato, quindi molte di queste aziende guardano ad altre strategie per fare soldi in questo momento“, ha detto Lau. In sostanza, la filosofia è quella che “se non è rotto, non aggiustarlo”. “Penso che l’affidabilità e la comprensione di come funzionano gli exchange centralizzati siano maggiori”, ha affermato. Secondo Lau è altamente improbabile che istituzioni sofisticate si spostino relativamente presto verso exchange che sono sia non regolamentati che decentralizzati. E non avrebbe senso per una società HFT di alto livello fare trading “con una controparte sconosciuta, ma anche con una sede sconosciuta, che ha, al massimo, due o tre anni di storia su sistemi che hanno due o tre anni di storia“, ha detto.

Con gli exchange centralizzati, “c’è una specie di questo elemento di regolamentazione, e c’è qualcuno con cui posso parlare o qualcuno su cui posso contare. Che esisterà negli exchange centralizzati e forse non negli exchange decentralizzati puri, che sono non detentivi e anonimi“.

Alcune considerazioni conclusive

James Banister, CEO di FXEcosystem (società di software che crea l’infrastruttura per gli exchange di criptovaluta, tra cui anche Bitfinex), sostiene che “nessuno sia l’oca d’oro“. Gli exchange centralizzati incorporano tutto: co-location, personale che monitora gli scambi 24 ore al giorno e, in molti casi, diversi anni di esperienza. “È un po’ come una centrale elettrica: premi semplicemente un interruttore in casa e ti aspetti che l’energia venga erogata. Quello che non vedi è tutto ciò che serve per creare quel potere, monitorare quel potere e fornirlo“.

Non è nemmeno un discorso di DEX contro CEX. Invero, gli exchange centralizzati si stanno a loro volta dilettando con protocolli decentralizzati e stanno elaborando come incorporare la DeFi nella CeFi (finanza centralizzata) e gli exchange decentralizzati a volte fanno affidamento sui feed di prezzo degli exchange centralizzati. È dunque probabile che una società commerciale sofisticata operi su entrambi, se entrambi questi mercati si sviluppano, ha affermato Lau. “Non credo sia un gioco a somma zero. In un certo senso si completano a vicenda abbastanza bene“.

Banister pensa che distinguere tra i due sia in qualche modo un termine improprio, dal momento che ci sono centinaia di exchange di criptovaluta centralizzati sparsi in tutto il mondo. Infatti “non è come i mercati azionari di Londra o New York, dove le cose sono concentrate su due o tre piattaforme di scambio”.

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