L’Abi strizza l’occhio alle criptovalute?

Da qualche anno, gli appassionati di criptovalute, in Italia, si sono sempre chiesti quale potesse essere la fiscalità delle proprie cripto monete o, contestualmente, quale sia l’inquadramento giuridico di Bitcoin e delle altre valute virtuali.

In un mare di incertezze e di poca chiarezza, pochi giorni fa l’ABI (Associazione Bancaria Italiana) ha fatto chiarezza circa il suo punto di vista sulle monete digitali.

Che cos’è l’ABI?

L’Associazione Bancaria Italiana è un organismo fondato nel 1919, con sede a Roma, allo scopo di rappresentare tutte le banche italiane, tutelandone gli interessi.

E’ una associazione di enorme valore, spiccatamente considerata all’interno del mondo finanziario italiano, per le linee guida che emette per gli istituti sparsi sul territorio.

Tra le sue funzioni quotidiane, quelle di sollecitare la funzione normativa, organizzare convegni e dibattiti, definire e risolvere i problemi che nascono nel Paese dal punto di vista creditizio e finanziario.

L’apertura alle criptovalute

Pochi giorni fa, il Comitato Esecutivo dell’ABI ha varato delle importanti linee guida in materia di cripto monete, di fatto strizzando l’occhio a Bitcoin e immaginando un futuro imminente, per l’Europa, di dotarsi di una sorta di Euro digitale, magari come misura per risollevare le finanze del Vecchio Continente duramente colpite dall’emergenza Covid-19.

E’ stato infatti pubblicato un decalogo che definisce con maggiore precisione gli aspetti legali delle criptovalute.

ABI

Il decalogo ABI sulle criptovalute

Riportiamo integralmente il decalogo:

  1. ​La stabilità monetaria e il pieno rispetto della cornice regolamentare europea devono essere preservati in via prioritaria. 
  2. Le banche italiane sono già operative su un’infrastruttura di registri distribuiti (Distributed ledger technology Dlt) con il progetto Spunta. Intendono essere parte del cambiamento introdotto da un’innovazione importante come quella delle monete digitali.
  3. Una moneta digitale programmabile rappresenta un’innovazione nel campo finanziario in grado di rivoluzionare profondamente la moneta e lo scambio. Si tratta di una trasformazione in grado di portare un potenziale valore aggiunto significativo, in particolare in termini di efficienza dei processi operativi e gestionali. Di qui l’importanza di dedicare attenzione ed energie per sviluppare, rapidamente e con la collaborazione di tutti gli attori dell’ecosistema, strumenti utili prima di tutto per lo sviluppo dell’area Euro.
  4. È necessario che la moneta digitale ottenga la massima fiducia da parte dei cittadini. A questo scopo, è essenziale che siano rispettati i più elevati standard di conformità alle regole, di sicurezza e di supervisione.
  5. In particolare, una Central Bank Digital Currency, grazie al ruolo fondamentale svolto dalla Banca centrale, rappresenta lo strumento che più di ogni altro può conciliare le esigenze di innovazione, in coerenza con l’attuale quadro di riferimento di regole, strumenti esistenti e interoperabilità con il mondo analogico. L’esistenza di un tale strumento potrebbe al contempo ridurre l’attrattività di strumenti di uso comparabile ma emessi da soggetti privati o (nei casi di completa decentralizzazione) non identificabili, caratterizzati da un profilo di rischio intrinsecamente più elevato.
  6. Con l’obiettivo di esplicare al massimo il potenziale trasformativo di questi strumenti è di particolare interesse la possibilità, al momento allo studio, di emettere una CBDC europea destinata al pubblico, che possa rappresentare una evoluzione del denaro contante. Grazie al ruolo delle banche, è possibile identificare soluzioni tecniche e modelli di riferimento per preservare le caratteristiche attuali del contante, pur introducendo molti benefici propri del mondo digitale (già propri degli strumenti di pagamento elettronico), come ad esempio la possibilità di non smarrire il proprio denaro e, in questo periodo di forte attenzione al rischio sanitario, di operare in modalità contactless.
  7. Un lavoro di dettaglio potrà portare a identificare il modello di distribuzione, conservazione e scambio delle monete digitali che meglio contemperi i bisogni di servizio dei clienti, di mantenimento dell’efficacia dei meccanismi di trasmissione della politica monetaria e di conformità regolamentare. Certamente, in ciascuno di questi obiettivi, il ruolo delle banche è cruciale.
  8. Raggiungere una elevata facilità d’uso, assicurando al contempo piena interoperabilità fra il mondo digitale e quello analogico e un totale livello di circolarità fra tutti gli attori dell’ecosistema, rappresenta un fattore di successo della diffusione di questi strumenti.
  9. Particolare attenzione va prestata, in funzione delle scelte tecnologiche che verranno adottate, ai profili di tutela dei dati personali dei cittadini. 
  10. Proiettando nel futuro queste riflessioni, è possibile affermare che la disponibilità di una CBDC potrà abilitare una serie di casi d’uso di grande interesse: favorire la trasmissione di valore tra pari, agevolando così anche logiche di scambio tra persona e macchina e tra macchina e macchina; consentire il regolamento delle transazioni transfrontaliere peer-to-peer, attenuando il rischio di tasso di interesse, di cambio e di controparte; promuovere, grazie alla caratteristica di programmabilità di queste monete, l’esecuzione di scambi al verificarsi di condizioni predefinite, riducendo in definitiva processi di carattere amministrativo.

Ovviamente, i punti che saltano principalmente agli occhi sono quelli relativi all’inquadramento delle transazioni P2P, finalizzate ad attenuare il rischio del tasso di interesse; ma si parla anche di privacy, facilità d’uso, conservazione e stabilità: tutte tematiche già molto note ai collezionisti e agli investitori di Bitcoin.

Forse un po’ in ritardo, ma se anche le banche italiane, a mezzo ABI, stanno per abbracciare le criptovalute, forse siamo davvero vicini ad una svolta..

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