Russia, gas e petrolio in Bitcoin?

Abbiamo visto, nelle ultime settimane, come siano tantissimi i risvolti della terribile guerra che sta affliggendo l’Ucraina, a causa dell’invasione russa ordinata dal Presidente Vladimir Putin.

Oltre alle (ovvie) ripercussioni di carattere pratico, emotivo e sociale, questa guerra verrà ricordata anche per le molteplici sanzioni macroeconomiche comminate a Mosca e che, in pochi giorni, hanno praticamente mandato in default un intero paese.

Putin, però, non si arrende, e ha annunciato delle contromisure finanziarie. Alcune delle quali, addirittura, potrebbero coinvolgere i Bitcoin.

Russia: pagamento in rubli, anzi in cripto

Una delle prime idee di Mosca per aggirare le aggressive norme applicate dall’intero mondo finanziario alla Russia è stata quella di annunciare che le esportazioni di gas e petrolio (di cui Putin è tra i primi produttori mondiali) sarebbero state effettuate soltanto previo pagamento in Rubli, così da dare vitalità ad una moneta che in pochi giorni stava diventando carta straccia.

Ho preso la decisione di passare ai pagamenti in rubli per le nostre forniture di gas naturale ai cosiddetti stati ostili, smettere di usare le valute compromesse in tali transazioni”, ha detto Putin.

Nonostante si sia reso evidente fin da subito come questo potesse essere una palese violazione contrattuale tra la Russia e gli altri Stati (che evidentemente avevo designato il pagamento in dollari ), anche tramite le parole della presidente della Commissione europea Ursula von der LeyenQuesta sarebbe una decisione unilaterale e una chiara violazione del contratto, e sarebbe un tentativo di aggirare le sanzioni”, in ogni caso – secondo la BBC inglese – una via di mezzo si starebbe concretizzando.

Citando Pavel Zavalny, capo della commissione parlamentare per l’energia, i paesi amici che acquistano petrolio dalla Russia potrebbero pagare nelle loro valute locali o in criptovalute. Per adesso, invece, per quelli ritenuti “ostili” il pagamento dovrebbe restare in rubli, ammesso che si riesca a completare l’accordo di transazione.

Bitcoin asset giusto per la ripresa?

La Russia sta subendo molto rapidamente l’impatto di sanzioni senza precedenti”, ha dichiarato alla BBC David Broadstock, ricercatore senior presso l’Energy Studies Institute di Singapore. “Mosca ha bisogno di sostentare in qualche modo la propria economia, e, in molti modi, Bitcoin è visto come un asset ad alta crescita, nonostante le oscillazioni che lo caratterizzano“.

Per il momento, queste sono solo dichiarazioni e parole che ancora non hanno trovato un riscontro concreto nelle transazioni internazionali, ma la situazione è in continuo divenire e non ci sorprenderemmo se una partita di gas o di petrolio, nelle prossime ore, dovesse venire regolata tramite un massiccio trasferimento di Bitcoin, che come sappiamo è considerato da più parti – anche in tempo di guerra – un bene rifugio alla pari dell’oro e dei diamanti.

Russia e Bitcoin

Del resto, abbiamo visto più volte in passato come Putin sia estremamente ben disposto verso una regolamentazione del settore crittografico, o almeno verso una semplificazione che possa permettere al suo Governo di utilizzare Bitcoin con semplicità. E’ notizia di pochi giorni or sono che Anton Siluanov , Ministro delle finanze, per l’appunto, ha proposto una regolamentazione volta a normare le attività di trading legate agli asset digitali, così come il loro utilizzo e il mining, andando ha consentire tutte le attività legate agli investimenti in cripto moneta, escludendo invece la possibilità di utilizzarla come strumento di pagamento. 

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